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USR LAZIO PROVINCIALE 4 GIUGNO 2018 ORE 14:00

Una bolgia infernale.

Oggi mi sono recato all’U.S.R. provinciale di via Frangipane, 41, a Roma. Chi insegna da tanti anni sa che la sede è stata, per forse quaranta anni e più,  quella di via Pianciani, 32. Anche lì tuttavia negli anni ho riscontrato talvolta caos e momenti pesanti, però c’era più spazio di movimento, i locali erano più grandi nei piani e tutto era più ordinato. Qui appena entro nell’atrio trovo  il caos. Gente che aspettava da ore, chi era seduta a terra e chi, i pochi fortunati  avevano trovato una sedia.

Uno stato di incertezza era presente nei volti di molti colleghe e colleghi,  segnati altresì da stanchezza, malcontento, rassegnazione. Ho sentito di tutto. A chi non risultavano gli anni effettuati per andare in pensione dignitosamente, chi era stato trasferito senza averlo chiesto, chi aveva chiesto altro e non ottenuto, a chi non risultavano gli anni riscattati della laurea, a chi non risultavano i trasferimenti e così via. Davanti, prima di entrare in questa struttura, che non aveva per nulla l’aria di un ufficio, che perlomeno questo aspetto aveva quello di  via Pianciani, 32, a me dava l’impressione di essere in una vecchia scuola. Davanti all’atrio, su una porta di ferro, sul lato destro c’erano tre fogli dove ognuno di noi doveva apporre la sua firma. Un foglio riguardava i pensionamenti, uno l’organico  e trasferimenti e un altro la ricostruzione di carriera. Verso le 14: 20 circa un signore ha iniziato a chiamare  le persone. Superato il portone di ferro,  un altro impiegato consegnava  un numero e le persone venivano dislocate a sinistra e a destra dell’edificio. Alcuni numeri venivano visti chiaramente in un display, altri non apparivano e venivano chiamati a voce. Non vi dico il caos che ha prodotto questa soluzione. Molte persone accaldate e stanche dovevano  stare all’ingresso di una sala dove chiamavano le colleghe e colleghi  con i numeri pari   per l’organico e i trasferimenti, mentre  per i pensionamenti il display funzionava.  Gli insegnanti con i numeri  dispari dovevano girare a sinistra e percorrere un lungo corridoio per raggiungere un’altra sala. Gli impiegati dell’organico e trasferimenti non si sono presentati alle 14:30 e tutto, come spesso succede in Italia, è iniziato con notevole ritardo. Qualcuno ha urlato, per come si stavano gestendo le cose, qualche collega voleva chiamare i carabinieri, altri mormoravano e raccontavano le loro storie intrise di irrealtà, grottesche, quasi fantastiche, dove la Pubblica Amministrazione non lavora bene! Documenti scomparsi, ricostruzioni di carriera incomplete, decreti mai emanati per portare avanti le pratiche, ecc.. Uno sconforto senza confini.

Intorno alle 15:00 è uscita dalla sala una collega che doveva andare in pensione, ha emozionato tutti perché piangeva a dirotto, si è seduta sulle scale e si è saputo che avevano sbagliato parte degli anni  della sua carriera e gli stessi non apparivano. Tra l’altro ho saputo che fosse cardiopatica e questa forte emozione non le  è stata salutare! Ma possibile che siamo arrivati a questo punto? Dopo anni di carriera, sacrifici, abnegazione per il nostro lavoro, dobbiamo poi ritrovarci a dover subire anche la beffa da chi dovrebbe tutelare le nostre carriere, i nostri posti di lavoro? Gli impiegati erano sbrigativi, anche perché la calca era pressante, voluta da una organizzazione lacunosa,  da Medioevo. Chi ha voluto tutto questo? Chi vuole che la Pubblica Amministrazione non debba funzionare a dovere, come succede in qualsiasi Paese civile? I computer apparivano più dei  soprammobili  che da  informatori  delle nostre carriere, del nostro vissuto nelle P.A.. Davvero impressionante! Un mio amico mi aveva avvertito, ma non immaginavo che la realtà fosse così drammatica. Tutti volevano  giustizia, tutti chiedevano  ciò che spettava loro di diritto, così costituzionalmente garantito,  ma i nostri diritti vengono calpestati da una organizzazione pietosa non degna di una civiltà che dovrebbe garantire a tutti diritti e giustizia!