Sezione: Colloqui con lo psicoanalista

A partire dalla scorsa settimana il dott. Alessandro Zammarelli (psicoterapeuta e psicoanalista della SIPRE -Società italiana di psicoanalisi relazionale) ha iniziato a rispondere a domande su tematiche psicologiche in ambito scolastico. Le domande vanno inoltrate al seguente indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.t  (http://www.psycoanaliticamente.com/index.html)

Ecco il primo articolo in risposta alla docente Giulia B.

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 L’Elefante nella stanza  è un’affermazione dei paesi anglosassoni (Elephant in the room) per indicare una verità e/o un problema che, per quanto palesi ed appariscenti per tutti, vengono ignorati o non presi nella giusta considerazione.

Si fa riferimento ad un elefante dentro una stanza che sarebbe impossibile da non vedere; quindi, se le persone all’interno della stanza fanno finta che questo non sia presente, la ragione è che così facendo sperano di evitare di affrontare un problema più che palese. Questo atteggiamento è tipicamente adottato in presenza di vari tipi di problematiche più o meno gravi.

 L’Elefante nella stanza può essere a livello individuale, di coppia, familiare e sociale.

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La redazione di Professione Insegnante,  gli admin e moderatori dell'omonimo  gruppo che consta di oltre 117.000 membri,  una grande  parte dei docenti iscritti  esprimono solidarietà nei confronti della collega, Professoressa Rosa Maria Dell'Aria, vittima di un'ingiusta sospensione di 15 giorni che va contro la libertà di insegnamento garantita dall'ART. 33 della Costituzione.

I fatti.

La docente è stata sospesa dall'insegnamento per 15 giorni per non avere vigilato sul lavoro dei propri alunni che, in una videoproiezione, avrebbero accostato le leggi razziali al decreto sicurezza del ministro Matteo Salvini.

Il video.

Inoltre visto che molti di  coloro che ne parlano non l’hanno visto, a partire dalla sottosegretaria Borgonzoni, riportiamo qui  il video completo dei ragazzi dell’Istituto Tecnico Industriale di Palermo.  

https://video.corriere.it/prof-sospesa-palermo-ecco-video-studenti-che-ha-provocato-punizione-docente/19b4ba16-7880-11e9-8596-c65b94f06070

 Osservazioni.

Guardate il video dunque e giudicate voi: su cosa avrebbe dovuto vigilare l’insegnante? Sulle opinioni degli studenti? Avrebbe dovuto censurare il pensiero degli alunni? 

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La categoria degli insegnanti è evidentemente molto debole, sostanzialmente incapace di opporsi a qualunque cosa  - dalle deliranti riforme che hanno devastato la scuola negli ultimi vent’anni, alla burocratizzazione con cui ci stanno soffocando e persino a un’enormità come la minaccia della regionalizzazione - ; incapace anche di far valere la forza del numero (nella scuola, complessivamente, lavora circa un milione di insegnanti, senza contare l’ ‘indotto’), come invece riescono a fare categorie numericamente molto meno ‘pesanti’ della nostra. Il paradosso è che altre categorie, specie quelle privilegiate e influenti, alzando la voce ben oltre la loro effettiva consistenza, riescono ad imporre alla collettività delle scelte a volte corporativistiche e del tutto contrarie all’interesse generale; gli insegnanti, invece, che lavorano per il futuro e il bene della società tutta, non riescono mai a far sentire davvero la loro voce. Io credo, per non spingere l’analisi troppo in là, che questa debolezza dipenda soprattutto dalle divisioni che attraversano la classe docente; alcune di queste divisioni sono di ordine pratico, e riguardano interessi contingenti: la lotta, che so, per far prevalere una modalità di reclutamento rispetto a un’altra; lotte che nella loro comprensibile urgenza fanno dimenticare, ad esempio, che una modalità unica, chiara e motivata di reclutamento, basata su capacità e preparazione, rappresenterebbe la solo possibile garanzia di giustizia per tutti. Queste divisioni, certamente, vengono incoraggiate ad arte da chi vuole indebolire ulteriormente la nostra categoria, secondo il principio del divide et impera.

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 Viaggi d'istruzione. Maggio-giugno è il periodo migliore per organizzarli. Una sentenza che ha fatto molto discutere conferma la necessità del controllo della struttura alberghiera. Azione da attuare sempre. Anche in presenza di ragazzi quasi maggiorenni.   

La vicenda di una ragazza quasi maggiorenne

Viaggi d'istruzione. La culpa in vigilando aumenta esponenzialmente, riguardando non solo i comportamenti degli studenti, ma anche il controllo preventivo della struttura alberghiera che deve possedere i requisiti di sicurezza. Sempre, anche in presenza di studenti prossimi alla maggiore età.

Il riferimento è una sentenza della Corte di Cassazione  (n°1769) del lontano 2012 che è intervenuta sul caso di una sedicenne (quindi minorenne), precipitata da una terrazza di un albergo e rimasta paralizzata. Dagli accertamenti era emerso che la studentessa, dopo essersi ritirata nella sua stanza apriva la finestra, ne scavalcava il parapetto, per appartarsi con un suo compagno presso il solaio e consumare sostanze allucinogene. Rimasta sola, probabilmente per scarsa lucidità, cadeva nel vuoto. 

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Da sempre si è sottolineata l'importanza e la necessità di una comunicazione aperta tra le due agenzie educative più importanti nella vita di ogni allievo. Da sempre si afferma che non esiste un apprendimento sereno se non c'è collaborazione tra scuola e famiglia.

Ogni insegnante, affinché il suo lavoro sia efficace, non può non porsi nei confronti delle  famiglie come colui al quale rivolgersi per dubbi e perplessità. Ma le famiglie sono disposte a lasciarsi guidare?

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Sezione: Colloqui con lo psicoanalista

A partire da questa settimana il dott. Alessandro Zammarelli (psicoterapeuta e psicoanalista della SIPRE -Società italiana di psicoanalisi relazionale) risponderà a domande su tematiche psicologiche in ambito scolastico. Le domande vanno inoltrate al seguente indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 Ho in classe un’alunna anoressica con la quale non so come comportarmi: a volte penso che sia meglio ignorare il problema per non farla sentire a disagio, altre volte vorrei parlarle, chiederle come sta, dirle che se vuole può confidarsi con me. È anche difficile gestire le reazioni della classe e non so se sia il caso di affrontare di nuovo l’argomento con i genitori. Credo che la ragazza stia seguendo un percorso terapeutico…

Giulia B. - Roma 

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Marco Bussetti ha dimenticato il tavolo della regionalizzazione. Era facilmente prevedibile. La sua strategia è chiara. Il suo tiepido rapporto con la questione delle classi pollaio certifica il suo impegno di parte.

Marco Bussetti ha dimenticato un tavolo

Marco Bussetti inizia a muoversi per applicare l'accordo con i sindacati. Ma dimentica un tavolo. Si legge sul portale di Professione Insegnante: "Il Ministro leghista afferma che in quell' accordo gli obiettivi raggiunti sono  stati tre. Più  risorse per il rinnovo del  Contratto, lo vedremo in autunno con il 28 miliardi da recuperare per non aumentare l'IVA. Soluzioni mirate, usa questo aggettivo per il precariato; in effetti si tratta di prolungare la fase transitoria con nuove procedure riservate a categorie appunto mirate. La problematica sui dirigenti scolastici. I dirigenti vogliono essere equiparati alla dirigenza pubblica, una vecchia battaglia dell'Anp e sappiamo come la lega e un Ministro D.S.sia sensibile ai "problemi" dei D.S." Libero Tassella, autore dell'articolo scrive " Per Il ministro Leghista della Regionalizzazione della scuola non si deve neppure parlare."

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Di seguito riporto una serie di citazioni latine sull’amore, che ancor’oggi sono valide e che attestano quanto i latini conoscessero bene i meccanismi dell’amore e delle relazioni in generale, dal punto di vista anche psicologico . Vengono proposte con lo scopo di far riflettere, in maniera simpatica ed inusuale sui  meccanismi dell’amore e su come anche una lingua antica come il latino sia ancora attuale nei contenuti. Inoltre tali citazioni potrebbero essere usate, in ambito scolastico, per effettuare sia lezione di educazione affettiva che di latino, sempre in maniera utile e simpatica.

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Nel 2019 siamo già arrivati a 18 indagini per Presunti Maltrattamenti a Scuola (PMS) per un totale di 32 maestre indagate.

 

Stanno inoltre arrivando alla spicciolata le sentenze di primo grado: assoluzioni col contagocce, poche condanne con pene ridotte e numerose sentenze esemplari che, in certi casi, arrivano a superare persino i 4 anni di reclusione. Infine, condanne a risarcimenti da capogiro a favore delle famiglie costituitesi parte civile (anche oltre i 160.000 euro).

 

Da una prima impressione sembra che gli avvocati difensori siano in difficoltà di fronte a una pubblica accusa forte anche del plauso dell’Opinione Pubblica perché “i bambini non si toccano e le streghe vanno messe al rogo”.

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“Questo libro non è solo un libro. Fa parte di un progetto per imparare tutti, nessuno escluso. E per imparare insieme, in modo cooperativo, a partire dalla realtà che ci circonda. Costruendo le competenze necessarie a essere cittadini consapevoli. Un progetto per imparare a 360°”.  

Che dire di questa sorta di umiliante e obbligata litania posta sulla copertina di un libro di per sé valido? Chi ha orecchie attente, coglierà qui tutti i capisaldi del vuoto Credo del didattichese, che ricapitola tutti gli articoli di fede, sotto forma di significanti che hanno perso ormai ogni contenuto reale: “progetto”, “imparare tutti”, “cooperativo”, “realtà che ci circonda”, “competenze” ecc. 

Il laico dio della sincronicità vuole che nello stesso momento in cui mi cade sotto gli occhi questa formuletta, io stia rileggendo integralmente La coscienza di Zeno e stia ragionando su alcuni passaggi significativi, anche minuscoli, che contengano “spie” dello stile allusivo e ambiguo di Svevo. Ecco, la vuota astrattezza delle parole riportate sopra e il minuscolo concreto frammento su cui invece sto ragionando, perché riveli nell’interpretazione (a me e domani alla mia classe quinta) il suo significato, con tutte le sue possibili connessioni (e quali competenze starò attivando per fare questo?), mi sembrano emblemi di un confronto impietoso tra il didattichese e quella che dovrebbe essere la didattica, cioè conoscenza, ragionamento, interpretazione di contenuti, ermeneutica.

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NO è NO

 e c’ è solo un modo di dirlo.

 No.

Senza stupori, ne indugi,ne punti sospensivi.

No, si dice solo in un modo.

È corto, veloce, monocorde,sobrio, conciso,

No.

Si dice una sola volta No.

Con la medesima intonazione, No.

Il No che ha bisogno di una lunga camminata

o di una riflessione nel giardino, non è un No.

No, ha la brevità di un secondo.

È un no per l’ altro, perché lo è già stato per noi stessi.

No è No, qui, e molto lontano da qui.

Il No è la fine di un libro, senza più capitoli né secondi parti.

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