Chi lavora nella scuola sa benissimo che l'istruzione e quindi gli insegnanti, non ricevono quelle attenzioni che meritano. Quasi tutti parlano della formazione come valore strategico per il futuro. Eppure! E purtroppo ora ci si mette anche il Ministro Fedeli!

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Grande stagione di scioperi, manifestazioni, astensione dalle operazioni degli scrutini. Mi riferisco alla firma dello storico contratto 1988-90 ( v.
Report) Oggi quello scenario è improponibile.

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Gentile Assessore,

 

Abbiamo avuto modo di assistere alle sue prese di posizioni riguardo la situazione dei docenti che  chiedono di avere alcune agevolazioni per evitare di “partire”. Mi preme dover fare alcune precisazioni non tanto per andare contro l’interesse di quei docenti che hanno incarichi lontano dalla propria abitazione, quanto per ricostruire minimamente i fatti. Temo che a Lei sfugga qualcosa.

Le ho mandato alcuni messaggi privati sul suo profilo social che lei ha prontamente ignorato. Da docente precario Siciliano mi sono sentito emarginato. Provo ad usare un’altra forma di scrittura nella speranza che arrivi dritta a Lei e sperando anche in una sua risposta.

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Quella della delega sindacale è una storia un po' strana e a tratti allucinante. Accade molto spesso che ci si trovi iscritti al sindacato per puro caso, chiedendo una consulenza, compilando un modulo, firmando qualcosa di fretta che viene sottoposto. 

Se da un lato l'iscrizione è una cosa facile che a tratti addirittura ci accade quasi a nostra insaputa, la cancellazione è un'operazione spesso complessa. Se aggiungiamo che il rinnovo annuale è tacitamente accordato fino a che non si chiede revoca accade che molti docenti si ritrovano con un prelievo in media di 10 euro al mese sul proprio cedolino senza avere le giuste informazioni per revocare la sottoscrizione laddove vogliono farla.
E' pressoché impossibile trovare sui siti dei sindacati traccia di come revocare la delega. E' un trucchetto ormai consolidato anche dalle principali compagnie che ci propinano servizi a canone periodico. Basti pensare ai servizi di telefonia prepagati e vari servizi internet con rinnovo automatico. 
Professione Insegnante vi mette a disposizione un modulo per chiedere la revoca e le informazioni chiare e limpide su come fare passo dopo passo. Ecco come fare:

  

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A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico si assiste a decine di migliaia di docenti che a ferragosto attendono la loro sede definitiva. Per la cronaca, i docenti in mobilità e i neo immessi dovrebbero pendere dalle labbra di DS che li selezionano in base ad un rigido disciplinare che parte da un elenco di criteri e finisce con la proposta di nomina. Per i neo immessi il calendario delle operazioni era molto serrato: 9 agosto fine inserimento curriculum in piattaforma istanze on line, 11 agosto: i DS fanno proposte di nomina (senza poter passare per bandi, domande, graduatorie ecc…);

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Ogni tanto si parla di aumento degli stipendi, meglio parlare di adeguamento poichè la parola aumento irrita tantissimo i docenti. Volendo usare lo stesso registro si dovrebbe allora parlare di “diminuzione” visto che in 10 anni il potere di acquisto si è ridotto del 12%, tanto quanto l’inflazione in tutto questo periodo. 

Ogni tanto leggiamo notizie su qualche decina di euro di aumento, sindacati che tentano di spaccare il capello, 5 euro in più o in meno, prendere o lasciare…

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Nelle pieghe della 107, la grande riforma della scuola miseramente fallita si nascondono infinite sorprese che spesso saltano agli occhi solamente quando ci si imbatte in qualche particolare situazione. 

La protesta dei cosiddetti, autodefiniti “deportati” è diventata una delle spine al fianco di questa riforma scellerata senza capo nè piedi. Lo è diventata al punto tale da dimenticare i veri precari della scuola pubblica: i docenti delle GAE, quelli, per intenderci, che hanno rifiutato il piano assunzionale, leggendo bene il testo della proposta e anticipando ciò che a molti sembrava nascosto, allettati dall’idea di un incarico sicuro.

Senza voler ripercorrere le varie motivazioni e le decine di situazioni tipo che spesso sono state evidenziate è doveroso ricordare che nessuno era obbligato ad aderire, il testo della legge, per quanto assurda e ingiusta, era sotto gli occhi di tutti e soprattutto posti veri al sud non ce n’erano affatto. 

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E' con orgoglio che il Direttivo di Professione Insegnante annuncia ai suoi iscritti, e alle numerose persone che seguono il nostro sito e la nostra pagina facebook, che sabato 24 giugno 2017 abbiamo aderito alla FIRST, la Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela dei diritti delle persone con disabilità, già Rete dei 65 movimenti. Professione Insegnante, che ha sposato fin dal principio questa iniziativa e l'ha sostenuta con impegno dal gennaio di questo anno, è fra i coraggiosi soci fondatori, primi firmatari dello statuto e dell'atto costitutivo della FIRST. Il nostro impegno continuerà, dunque, anche sul fronte dell'inclusione, oltre che su quello della formazione, in cui siamo riusciti a diventare un punto di riferimento certo per gli insegnanti in Italia. Gli aspetti normativi, la prassi e la riflessione teorica su tutto quello che riguarda l'inclusione e l'accoglienza a scuola, la valorizzazione delle differenze, l'abbattimento delle barriere culturali, l'apporto innovativo delle tecnologie ci stanno a cuore e l'abbiamo dimostrato nel tempo. Sono stati mesi duri e noi andremo avanti.

Giorni addietro ho appreso una notizia che mi ha lasciata sconcertata. In un gruppo di insegnanti parlavamo del CLIL, quell'approccio metodologico che prevede l’insegnamento di una disciplina non linguistica, in lingua straniera, che è, quasi ovunque, l'inglese. So bene che quando leggiamo o pronunciamo la parola "inglese" la reazione comune è "bene, ottimo, necessario" e comprendo in parte questo entusiasmo. Ma il fatto che mi ha sconvolto è che pur di svolgere questo CLIL in alcune scuole italiane dei colleghi hanno svolto porzioni di programma di letteratura italiana in Inglese compiendo, a mio avviso, un duplice delitto. Il primo metodologico, in quanto questo approccio riguarderebbe una materia non linguistica e fino a prova contraria lingua e letteratura italiana è una disciplina linguistica.

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L’anno scolastico che si sta concludendo è stato contraddistinto per l’ennesima volta da una serie di situazioni che hanno visto le scuole del nord svuotate da quella ondata fresca di docenti venuti da ogni parte d’Italia, quei docenti che avevano fatto domanda chiedendo di essere inviati dove serviva la loro professionalità.

Ricordo ancora oggi che a settembre nella sola città di Milano ci si svegliò con un inizio anno scolastico disastroso. Mancavano all’appello oltre 2000 insegnanti assenti per svariati motivi tra mobilità algoritmica, assegnazioni provvisorie pazze e caos generale. Insegnanti di inglese, matematica, lettere “prestati” al paracadute del sostegno in Sicilia e nelle altre regioni del sud. E pensare che solo due settimane prima i DS li avevano sottoposti ad  una selezione, quella della chiamata diretta, per tenerli a scuola per ben tre anni. Inutile! Due settimane di assenza per svariati motivi, poi a metà settembre tutti di nuovo altrove.

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Il termine "deroga" indica qualcosa che avviene eccezionalmente una volta, non sempre. Questo è più o meno ciò che la Ministra Fedeli ha detto qualche mese fa a proposito della ventilata ipotesi di mettere in atto una nuova deroga al vincolo triennale sulle assegnazioni provvisorie e questo speriamo sia confermato nei prossimi incontri con chi invoca ancora deroghe a leggi mentre esse vengono applicate.

La deroga sulle assegnazioni provvisorie attuata lo scorso anno è stata deleteria e dannosa per quasi tutti i docenti delle GAE. Migliaia di docenti precari al sud hanno perso la possibilità di avere un incarico annuale che consentiva loro di servire lo stato da anni. Lo scorso anno i docenti precari hanno assistito a continue rettifiche nei vari CSA delle regioni del sud. Rettifiche che hanno celato situazioni al limite della legalità. Rettifiche che in tempo reale assegnavano ogni nuovo posto, che veniva comunicato dalle scuole, a docenti in assegnazione provvisoria. Rettifiche che si sono protratte per oltre un mese fino ad arrivare alle nomine annuali ben oltre l’inizio dell’anno scolastico e a fine ottobre 2016.

Alle nomine annuali avvenute a fine ottobre i docenti precari hanno assistito ad una scena terrificante. Si sono trovati come davanti ai resti di un banchetto: spezzoni, cattedre sporadiche e il vuoto totale. Ogni cattedra, ogni combinazione di spezzoni anche illegale su 3 comuni e 4 scuole era stata sottratta a loro e data in assegnazione provvisoria con interventi pesanti da parte dei sindacati. Ci sono state anche catterdre costruite ad hoc con spezzoni di più discipline compreso sostegno. 

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La notizia che battono tutti i giornali “dal vangelo secondo Matteo” è sempre la stessa: 52.000 posti a ruolo. Suona come una promessa elettorale. Suona come i 32mila dello scorso anno (immessi effettivamente meno di 10mila) e i 100mila di due anni fa di cui conosciamo gli effetti devastanti.

Non sfugge il fatto che la notizia esca all’indomani dell’elezione di Renzi alla segreteria del partito e giusto in tempo per costruire la nuova campagna elettorale di giugno 2017.
Proviamo ad analizzare punto per punto i numeri. I 52mila posti prendono forma partendo da:
21 mila posti da pensionamenti, quindi turn over e fin qui niente di nuovo;
16 mila posti da rimanenze degli anni precedenti, posti non dati a ruolo in luoghi dove mancano i docenti e se mancavano lo scorso anno mancano anche quest’anno.
15 mila posti derivanti dalla trasformazione di altrettanti posti da organico di fatto a organico di diritto, quindi con possibilità di immissioni in ruolo.
Sembra molto semplice fare una somma ed ottenere un numero da promessa elettorale ma se analizziamo i vari numeri in dettaglio, ci accorgiamo che molti posti non verranno mai dati a ruolo. Ciò non tanto per via del fatto che non esistono, quanto perchè essi sono ubicati in luoghi geografici dove le graduatorie sono esaurite quindi senza docenti in grado di essere assunti.

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