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La notizia che battono tutti i giornali “dal vangelo secondo Matteo” è sempre la stessa: 52.000 posti a ruolo. Suona come una promessa elettorale. Suona come i 32mila dello scorso anno (immessi effettivamente meno di 10mila) e i 100mila di due anni fa di cui conosciamo gli effetti devastanti.

Non sfugge il fatto che la notizia esca all’indomani dell’elezione di Renzi alla segreteria del partito e giusto in tempo per costruire la nuova campagna elettorale di giugno 2017.
Proviamo ad analizzare punto per punto i numeri. I 52mila posti prendono forma partendo da:
21 mila posti da pensionamenti, quindi turn over e fin qui niente di nuovo;
16 mila posti da rimanenze degli anni precedenti, posti non dati a ruolo in luoghi dove mancano i docenti e se mancavano lo scorso anno mancano anche quest’anno.
15 mila posti derivanti dalla trasformazione di altrettanti posti da organico di fatto a organico di diritto, quindi con possibilità di immissioni in ruolo.
Sembra molto semplice fare una somma ed ottenere un numero da promessa elettorale ma se analizziamo i vari numeri in dettaglio, ci accorgiamo che molti posti non verranno mai dati a ruolo. Ciò non tanto per via del fatto che non esistono, quanto perchè essi sono ubicati in luoghi geografici dove le graduatorie sono esaurite quindi senza docenti in grado di essere assunti.

Il grande errore che si rischia di commettere è sempre lo stesso: analizzare posti in valore assoluto senza considerare dove sono ubicati, per quale classe di concorso e se ci sono docenti in grado di occuparli. 
Il contingente di 16.000 posti rimasti negli anni precedenti è un caso molto chiaro. Essi sono posti rimasti vacanti dopo il “grande” piano assunzionale del 2015. Rimasero vacanti perchè non c’erano sufficienti docenti in grado di occuparli laddove erano disponibili. 8.000 di quei posti rimasero vacanti dalla fase B, quella fase che raccoglieva i posti residuali di tutte le aree dove le GAE erano esaurite. Se le GAE erano esaurite nel 2015, lo sono anche adesso, quindi quei posti rimarranno ancora vacanti. Quei posti sono rimasti vacanti anche nel 2016, durante il nuovo piano assunzionale che puntava ad immettere 32mila persone. Piano uscito proprio 12 mesi fa in occasione delle elezioni amministrative. metà di quei 32mila posti rimase vacante nonostante ci fossero i vincitori del concorso 2016.
Passiamo ai posti da turn over. 21.000 posti derivanti da pensionamenti. Questi sono più o meno distribuiti sul territorio nazionale. C’è, però, da considerare un fattore importante. Prima delle immissioni in ruolo c’è la mobilità che assorbe il 40% di quei posti. Essa comporterà una migrazione di docenti dal nord al Sud ovvero da luoghi dove forse non ci sono altri docenti che possono essere assunti neanche da concorso (perchè il concorso non prevedeva i numeri della mobilità ma solo posti certi) a luoghi del Sud dove ovviamente verranno saturati in parte quei posti messi a disposizione per il ruolo. Di questi 21.000 posti, quindi circa 8000 resteranno vacanti per lo stesso motivo: verranno lasciati vuoti da chi migra per mobilità e non potranno essere occupati perchè in zone con GAE esaurite o GM esaurite o quasi.
La nota discretamente positiva riguarda il contingente di 15mila posti che rappresenta la trasformazione di posti da organico di fatto a organico di diritto. Questi posti saranno distribuiti equamente sul territorio nazionale, quindi buona parte rimarranno vacanti sempre per gli stessi motivi esposti in precedenza.
Ci sono da considerare, inoltre, tanti fattori: il concorso per infanzia e primaria non è ancora terminato e probabilmente non verrà terminato entro i termini previsti. Doveva terminare entro il 15 settembre 2016 ma ad oggi in molti casi si consono a malapena i nomi di coloro i quali hanno superato le prove scritte. Si tratta di decine di migliaia docenti da esaminare. I ritardi riguardano diversi fattori tra i quali i continui cambi di commissione ( un euro a prova corretta forse per alcuni era troppo poco), la grande quantità di docenti da esaminare e vari ricorsi che hanno rallentato le operazioni.
Un fattore da non sottovalutare e conseguenza diretta del grande piano di mobilità dello scorso anno. Allora, infatti, sempre per tornaconto elettorale venne indetto concorso (aprile 2016 a ridosso delle elezioni amministrative) ben prima della mobilità calcolando posti che poi sono stati occupati dalla mobilità al 100% e lasciandone vacanti altri che non erano di fatto messi a concorso. Sarebbe bastato invertire i momenti e attendere la mobilità mettendo a concorso i soli posti rimanendo da un piano che ha coinvolto 200mila docenti.
Cosa ci possiamo aspettare da questo piano assunzionale? Sicuramente non verranno immessi in ruolo più della metà degli insegnanti. Molti posti rimarranno vacanti ma molti insegnanti rimarranno ancora precari in GAE e nelle graduatorie di merito. Perchè se ad esempio hai 1000 posti e 1000 docenti precari non è proprio detto che hai risolto il problema se questi posti sono a Milano e i docenti in Sicilia. E non è neanche detto che i docenti precari insegnino le stesse discipline di cui c’è bisogno. Si ripropongono gli stessi errori degli scorsi anni con promesse di migliaia di posti ma risultati deludenti.

Errare è umano ma perseverare…