Impresa scuola!
Per un momento applichiamo, come vogliono da un po' di anni, al sistema dell’istruzione in Italia la terminologia della finanza; apparirebbe evidente che, ogni anno, avviene un indiscriminato salvataggio dell’impresa-scuola, con una sopravvalutazione dell’attivo, ovvero delle competenze degli studenti diplomati.
Lo focus più importante di questo discorso, anche per le sue implicazioni sul mercato del lavoro, è quello delle competenze certificate con il diploma di maturità.
Sto dicendo che questo sistema porta all'automatica sopravvalutazione delle conoscenze, capacità e famigerate competenze dei nostri studenti in nome dei concetti di qualità e utilità che mai dovrebbero essere applicati al Sapere che, per definizione, è un concetto a-utile.
Quali sono le conseguenze di quest'assurda e drammatica concezione dell'impresa-scuola? Voti vuoti, diplomati che hanno un basso livello di competenze e una università fortemente sovradimensionata.
L’università è sovradimensionata perché è gonfia di studenti che non hanno le competenze dichiarate nei loro diplomi.
L’investimento massiccio nella scuola sarebbe opportuno per riallineare le competenze reali a quelle dichiarate.
Ogni anno si provvede, invece, a una copertura indistinta dei costi del settore, a un bail-out si direbbe in finanza, lasciando a coprirsi di muffa i compiti irrisolti dei promossi in uscita dalla scuola e affidando all’università il compito di verificare le competenze in entrata e integrarle.