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 Apprendo con grande interesse l'esperimento  voluto dal dirigente scolastico Alfonso Gargano del liceo “Chiabrera Martini” di Savona. Il collegio docenti della scuola ha proposto a 50 ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, di rinunciare per 72 ore a connessioni e telefonate. E l'esperimento è riuscito. Così riferisce il Dirigente alle pagine de Il Fatto Quotidiano: "Questo dimostra che non è vero che chiedono il cellulare fin dai primi anni della scuola dell’infanzia, ma siamo noi adulti che li condizioniamo".

In effetti essere educatori  -genitori o insegnanti- è un mestiere difficile, tra i più difficili secondo la definizione del padre della psicanalisi Sigmund Freud. E formare il fanciullo con le azioni più che con le parole è ribadito da più esperti pedagogisti e filosofi essere la vera forma di educazione permanente.

Il punto è: quanto in questa società anche noi adulti siamo perennemente online?

Ovviamente gli adolescenti sono i più esposti alle dipendenze dalle nuove tecnologie, come ci allarmano e riferiscono esperti del settore.

La dipendenza  da tecnologia  rientra infatti in quelle dipendenze legate ad una eccessiva interazione uomo-macchina (Griffiths, 1995).

Le tecnologie tradizionali semplificavano e rendevano più efficace il lavoro fisico; le nuove tecnologie  sono pervasive e hanno il potere di dilatare la precezione spazio-temporale della  realtà quotidiana creando quegli spazi potenziali o “regni virtuali”, mentre la mente umana, si modifica e modifica le proprie capacità sensoriali.

Le dipendenze tecnologiche risultano agevolate dall’innovazione digitale e dalla nuova civiltà, che da una parte genera stress, vuoto e tedio e, dall’altra, stimola la tendenza all’immediata gratificazione, fornendo strumenti sempre più adeguati, ma potenzialmente patogeni (Alonso-Fernandez, 1999).

Internet  è un utile strumento di comunicazione, ma può assumere un diverso significato  per ciascun individuo: può essere strumento di lavoro, di divertimento, di conoscenze; talvolta può assumere il valore di un mondo parallelo a quello reale nel quale il soggetto, soprattutto il giovane che non ha ancora una personalità ben definita e strutturata, che non è sicuro di sé pensa di potersi esprimere meglio e con maggiore libertà in quanto protetto dall’anonimato e/o non fisicamente coinvolto in presenza.

Nelle dipendenze da tecnologia vengono incluse una serie di attività, quali guardare la televisione, usare il computer, internet, il cellulare giocare ai videogiochi...

A proposito della dipendenza da internet è un fatto certamente assodato che esiste  il rischio di una vita virtuale che comporta  la dissociazione e una scarsa vita di relazione sana  di chi è, per dirla alla Cantelmi  “agganciato alla rete” (Cantelmi et. All 2000) Perciò soprattutto per gli adolescenti -ma anche per gli adulti- il rischio di diventare dipendenti dalle tecnologie è reale ed allarmante. Già vige a scuola il regolamento che vieta l'uso a tutti del cellulare; una dieta dalla tecnologia può essere una forma salutare di benessere e fonte di nuove e creative soluzioni. Quindi perché non diffondere l'esperienza del Liceo di Savona ad altre scuole?