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Internet e il libro, due mondi diversi che non avrebbero nessun motivo per entrare in contrasto, o escludersi a vicenda. Se non ci fossero dietro interessi economici e pigrizie intellettuali, la faccenda sarebbe molto chiara: internet è uno strumento d’informazione e di comunicazione, che richiede un sapere pregresso e già strutturato, se non altro per sapere cosa cercare nella Rete e per essere in grado di verificare l’attendibilità dei contenuti;

il libro è il veicolo di un’acquisizione culturale ampia e progressiva, di una conoscenza da assorbire con lentezza e senso del limite, un libro per volta, pagina dopo pagina, attraverso la dimensione del tempo, indispensabile ad ogni autentica formazione. Perché allora, come pare, l’affermazione di internet sta favorendo la scomparsa del libro? Alla base c’è probabilmente una pericolosa (e volutamente coltivata) illusione: quella che internet, anche attraverso la condivisione di contenuti sui social, offra una conoscenza totale, una compresenza simultanea e a portata di mano di tutto ciò che è possibile sapere. Proprio nel momento in cui si crede questo, non ci si accorge che di quella “conoscenza” in realtà non si possiede nulla e che nel suo fluire niente ci appartiene veramente, niente si sedimenta in noi.