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 Il docente perfetto non esiste come non esiste la perfezione. Ma addirittura leggere un decalogo sul docente perfetto da parte di un genitore mi ha fatto venire in mente un'altra bella domanda:  Esiste il genitore perfetto?

Quale autorevolezza e competenza  ha un genitore nello stabilire le qualità del perfetto docente?  Io ho studiato pedagogia e psicologia eppure non mi sento altrettanto certa che esista un solo modo di essere docenti o un solo modo di essere genitori (e studenti/ figli). Ne  incontrati di genitori in 20 anni di carriera!  Genitori e docenti sono come due coopiloti: il genitore guida a casa, il docente  a scuola. Tale distribuzione di compiti, in un clima di  fiducia, collaborazione e rispetto reciproci,  permetterà (permetterebbe)  al fanciullo di crescere al meglio e diventare un adulto equilibrato e sereno. 

Ma visto che quel genitore ha stilato un decalogo del docente perfetto e alcuni DS avallano tale caccia al docente migliore (o peggiore?) con questionari in cui chiedono notizie dei docenti e con l'annuale distribuzione del bonus ai "meritevoli"allora ho provato a stilare anche io il decalogo del genitore perfetto.

Sottolineo che è solo un esperimento perché sono ben consapevole che la perfezione non esiste e che questo elenco può essere solo un'ispirazione:

1. Insegnare al proprio figlio  il rispetto di tutti, compreso degli insegnanti.  Non distruggere ai suoi occhi la figura dell'insegnante; perché, in fondo, è lui che sta in aula, per ore, a disagio davanti a quegli adulti che i genitori gli distruggono a casa. 

2. Non diffondere o chiedere compiti svolti su whatsapp per conto del figlio;  nemmeno informarsi  sui compiti fatti e assegnati in sua assenza  dalle secondarie di primo grado  in su, se non prima.

3. Fare in modo che il proprio figlio diventi progressivamente autonomo. Non fargli lo zaino, non i compiti. Prima o poi andrà via di casa ed è bene che, per allora, sappia almeno allacciarsi le scarpe, rifarsi il letto e prepararsi un panino.

4. Pensare che se un insegnante ha messo un brutto voto al proprio figlio è perché il figlio  quel compito l'ha svolto male non perché ci siamo forze oscure che complottano contro di lui o risentimenti personali da parte di un docente che ha almeno altri 60 alunni, se non il doppio, e magari marito/moglie, figli, nipoti, fratelli,  sorelle e genitori anziani, amici in crisi esistenziale, vicini di casa petulanti ecc. cui pensare. Per cui un voto è soltanto una misurazione di una prova, in un momento.  Niente altro.

 5. Chiedere in modo positivo quotidianamente al figlio che cosa ha fatto in classe, cosa l'aspetta l'indomani, notizie dei suoi compagni, dei compiti, delle sue aspirazioni e delle eventuali difficoltà. Bastano anche 5 minuti, ma è importante!

 6. Non fomentare competizione tra il proprio figlio e compagni di scuola né per quel che riguarda gli esiti delle singole  prove, né per quanto riguarda la media a fine anno né l' esito degli esami di Stato. Ogni studente, come ogni figlio,  è un mondo a sé.

 7. Immaginare che il proprio figlio  talvolta menta circa le proprie responsabilità che farà ricadere sui docenti/compagni. Prima di partire in quarta con ricorsi-attacchi-maldicenze fare una seria e oggettiva analisi della situazione.

 8. Cercare di insegnare al proprio figlio  che non tutto va secondo i piani, che esistono le difficoltà e vanno superate da soli, perché non sempre c'è Superman, lì fuori, che può arrivare in suo soccorso;  allora tanto vale imparare a farcela da soli per quanto è possibile,  ad accettare eventuali frustrazioni e limiti  che saranno via via crescenti, ma con cui conviene fare i conti. Mamma e papà non sono eterni, purtroppo, e non sono sempre nel taschino a portata di mano.

 9. Insegnare al figlio  che studiare è faticoso quanto lavorare. All'obiezione pronta "Sì, ma per lavorare ti pagano" far notare che il lavoro è un qualcosa il cui frutto ricade sugli altri mentre il frutto dello studio ricade soltanto su sé stessi. Perciò non è pagato. Ricordare inoltre  che  quando si studia non ci si può aspettare che tutto sia piacevole, meraviglioso, avvincente così come accade per chi lavora, costretto ad alzarsi al mattino, viaggiare sui mezzi pubblici affollati  o nel traffico cittadino e lavorare per ore, faticosamente. La scuola non è un centro di animazione o un parco divertimenti. Si studia, perciò,  anche ciò che non piace.

 10. Ricordarsi di essere stati fanciulli e dunque riportare alla mente  le proprie difficoltà, aspirazioni, errori, gioie e cercare di comprendere gli stati d'animo del proprio figlio. Per diventare  degli adulti felici non si possono evitare le piccole  frustrazioni da piccoli, le grandi da adulti. Evitare ai figli i problemi significa renderli per sempre dipendenti. Nascere, in fondo,  è la prima enorme frustrazione perché ci stacchiamo dalla mamma, ma è il prezzo da pagare per vivere.

 P.S. La perfezione non esiste. Siamo umani. Che siano aspirazioni!