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Il Senato, in sede di esame del disegno di legge A.S. 2371 sulle modifiche alla legge 20 febbraio 2006, n. 77, concernenti la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale e con la finalità di tutelare e sostenere il patrimonio culturale immateriale, in accordo con i principi della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Si legge nel documento che “ il patrimonio immateriale dell'umanità contribuisce a darci un senso d'identità e continuità, offrendoci un legame col nostro passato, che attraversi il presente e tenda verso il futuro. Esso contribuisce alla coesione sociale, incoraggiando un senso d'identità e responsabilità che aiuta gli individui a sentirsi parte d'una o di più comunità e della società umana in generale. Molte espressioni e manifestazioni del patrimonio immateriale dell'umanità sono oggi in pericolo, minacciate, da un lato, dalla globalizzazione e dall'omogeneizzazione culturale, dall'altro, da una mancanza di sostegno, apprezzamento e comprensione. Se il patrimonio immateriale non sarà nutrito e alimentato, rischia di scomparire per sempre, o di congelarsi come una pratica appartenuta al passato. Preservare questo patrimonio e consegnarlo alle generazioni future lo rafforza, e lo mantiene vivo, permettendogli anche di cambiare e adattarsi alle nuove esigenze; l'Italia possiede il patrimonio inestimabile delle lingue latina e greca troppo spesso bistrattate, mentre queste lingue, non più parlate da nessun popolo, hanno svolto nella storia delle idee e della cultura un ruolo fondamentale, e tuttora costituiscono un inestimabile tesoro dell'umanità.

Così il sanscrito ha, non solo in India, trasmesso intatte dottrine e speculazioni filosofiche da epoche remotissime fino ai nostri giorni; così l'arabo classico e il persiano medievale ci hanno consegnato le meditazioni dei mistici sufi e le discussioni dei pensatori che riflettevano con profondità sui testi sacri e sulle opere d'Aristotele e Platone; così la lingua ebraica, solo di recente riportata alla vita, ha per quasi due millenni tramandato la sapienza d'un popolo nelle forme consacrate dai suoi testi; così il cinese antico ci consente ancor oggi d'ascoltare la lezione di Confucio e Laoze. Tutte queste lingue, e le civiltà ch'esse esprimono, costituiscono un grande patrimonio, che va fortemente tutelato e difeso; considerato inoltre che: l'Europa tutta riconosce nelle civiltà greca e latina le radici storiche del proprio mondo e il tesoro inesauribile della memoria comune del vecchio continente. La lingua greca, sfruttando la sua estrema malleabilità e la sua formidabile potenza espressiva, ha dato voce al pensiero filosofico e, attraverso di esso, a concetti come quello di libertà, di virtù, di democrazia, di politica, dell'idea che trascende la miseria transeunte. È la lingua in cui s'è forgiato tutto il lessico intellettuale europeo, che ancor oggi s'adopera nell'intero mondo occidentale ogni volta che si fa riferimento a creazioni o scoperte dello spirito umano, alle scienze della natura, alla medicina, alla filosofia); il latino, con la sua solennità e la sua concretezza, ha accolto l'eredità della Grecia, e ha costituito, ben oltre i confini temporali dell'Impero politico che la sosteneva e diffondeva, il veicolo comune della cultura europea, dando la possibilità ad uomini diversi per nazionalità, per religione e per costumi, di sentirsi cittadini di un'unica res publica, che, pur avendo perduto quell'unità materiale che era stata garantita da Roma, ne conservava i due doni più preziosi: la lingua unica e le leggi; le nuove esigenze di tipo pragmatico stanno lentamente emarginando lo studio delle lingue latina e greca nelle scuole di tutt'Europa. I futuri uomini colti del nostro continente rischiano dunque d'ignorare quasi del tutto il passato in cui affondano le radici della nostra civiltà e del nostro pensiero. Non ci si può accontentare d'una conoscenza sommaria e superficiale raggiunta attraverso traduzioni e resoconti in chiave moderna: né può costituire elemento di conforto la presenza del latino e del greco come lingue in scuole di tipo professionalizzante, destinate solo a formare futuri antichisti, in cui tali discipline non hanno più la funzione formativa di garantire una possibilità all'uomo colto d'accedere alle radici del suo passato, ma costituiscono un mero strumento di lavoro per lo svolgimento della sua futura professione. Delle tre radici della civiltà europea, latina, greca e cristiana, l'Italia, per la sua particolare condizione di territorio in cui la cultura ellenica ha sviluppato fiorenti colonie e straordinarie scuole di pensiero filosofico, e Roma ha, costituito da un lato il centro propulsore dell'impero che da lei prende nome, e dall'altro la sede primaria e il punto d'irradiazione della cultura cristiana; l'Italia, dicevamo, rappresenta quasi il punto d'ideale confluenza storica; impegna il Governo: a farsi garante d'una continua sensibilizzazione soprattutto nelle politiche scolastiche, per la salvaguardia concreta delle lingue latina e greca, come massima espressione della sostanza culturale d'Europa, portata in diverse parti del mondo; ad istruire sollecitamente e, ove ne ricorrano i presupposti, a sostenere le proposte volte a dichiarare il latino e il greco «patrimonio culturale dell'umanità» non soltanto europea, ma anche extraeuropea, come elemento unificante della civiltà occidentale e come eredità d'inestimabile valore lasciataci da oltre duemilasettecento anni di storia culturale; a voler assumersi la responsabilità di «garante della salvaguardia del latino e del greco» come discipline portanti, assieme alla filosofia, di una scuola formativa non professionalizzante, e di un'educazione globale e umana delle nuove generazioni.”Il documento porta le firme dei Senatori Bocchino, Campanella, De Petris, Petraglia, Cervellini, Barozzino, Simeoni, Bencini, Molinari, Fucksia, De Pietro, Bignami, Perrone, Giacobbe, Puppato, Romano, D'ambrosio Lettieri, Corsini, Margiotta, Angioni, D'adda, Liuzzi, Laniece, Bruni, Granaiola, Fasiolo.

Come docente di lingue classiche esprimo il mio entusiasmo per questa iniziativa visto che le recenti riforme della scuola hanno mostrato la tendenza opposta di svilire il nostro immenso patrimonio artistico, storico e culturale e di prediligere la tendenza all’innovazione. Si sono infatti operati tagli alle ore di lezione di latino, storia, geografia e storia dell’arte in nome dell’ammodernamento tecnologico.  

Il solito luogo comune che tradizione e innovazione siano in contrasto tra loro va assolutamente sfatato. Infatti ogni trasformazione poggia su un pregresso, su un sostrato. E conoscere cosa c’è stato può, paradossalmente, portare a innovare in modo del tutto originale.  Questo accade oggi nelle discipline psicoterapiche che mescolano la psicoterapia tradizionale di matrice occidentale con la filosofia orientale antichissima e con le nuove scoperte del settore. Questo accade nella cucina che ripropone piatti della tradizione con un nuovo volto che trae spunto da contaminazioni provenienti dalla cucina internazionale.

Per fare un esempio tratto dalla storia letteraria italiana pensiamo ad Ugo Foscolo. La sua formazione era improntata ai principi illuministici, aveva una solda cultura classica e mentre accoglieva i principi neoclassici risentiva delle contemporanee tendenze romantiche provenienti dal nord Europa. La sua poesia è dunque un compendio di tendenze classiche e moderne nello stesso tempo.

Auspico che prossimamente la scuola italiana torni a dare il giusto peso allo studio delle discipline classiche che risultano essere oggetto di studio nelle più prestigiose università europee e statunitensi e, paradossalmente, vedono una progressiva svalutazione in Italia.