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Giorni di scrutini. La questione del  non ammettere alla classe  successiva un alunno col quale si è trascorso un intero anno scolastico è spesso un dilemma. La questione è stata da tempo dibattuta e gli  insegnanti, che hanno il dovere della valutazione, si sentono spesso messi in mezzo tra volontà dei genitori, dati dei Paesi OCSE  snocciolati dai dirigenti, linee pedagogiche e lo studente reale cui  si è effettivamente insegnato.

  Sulla questione si è più volte espressa Emanuela Confalonieri, professore associato in Psicologia dello sviluppo e dell'educazione presso l'Università Cattolica di Milano. Ha sempre affermato che <<In primo luogo, occorrerebbe fare luce sul significato della bocciatura rispetto alle diverse età degli studenti... I bambini, infatti, a differenza degli adolescenti, necessitano di un accompagnamento specifico e graduale alla comprensione di una scelta così drastica compiuta nei loro riguardi. E non è detto che la accettino del tutto. Senza ignorare, tra l'altro, il fatto che la percentuale europea dei bambini respinti appare stranamente superiore, seppur di poco, a quella dei ragazzi. Tendenza che in Italia, tuttavia, si dispone esattamente al contrario>>. <<In seconda battuta>>, prosegue l'esperta, <<qualificare i ripetenti come una delle cause del basso rendimento scolastico di tutta la classe sposta nettamente la responsabilità di questa condizione ai soli alunni, azzerando il ruolo fondamentale degli insegnanti e della stessa scuola. Dovrebbero essere proprio gli adulti, in questi casi, a domandarsi i motivi di una tale sconfitta>>. Del resto, siamo ancora sicuri che questo metodo educativo abbia l'efficacia correttiva che intende promuovere? <<La bocciatura non può essere definita a priori "giusta" o "sbagliata", senza considerare il contesto nella quale è maturata. Saranno proprio la classe, gli alunni, gli insegnanti e la scuola nel suo complesso a permettere una lettura adeguata del suo significato>>.

Considerazioni certamente interessanti  cui vanno, a mio avviso, affiancate altre considerazioni.

Innanzitutto una: la bocciatura o meglio la non ammissione alla classe successiva non è sempre sbagliata, non è una lettera scarlatta di cui vergognarsi e il giovane studente spesso la vive male se sente il peso delle aspettative genitoriali disattese più che per il fatto in sé.

Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado  spesso la non ammissione alla classe successiva è il frutto di una scelta errata della tipologia di scuola ed è un dovere del consiglio di classe  anche reindirizzare lo studente ad una scuola più adatta alle sue potenzialità ed intelligenza. Ad esempio capitano al liceo scientifico alunni con un grande pragmatismo e capacità artistiche o tecniche spiccate che invece stentano nelle materie che richiedono alte capacità astrattive e logico- sintetiche. Poi è da tenere in conto un'altra realtà: gli anticipatari ovvero  ragazzi che sono entrati a 5 anni a scuola. Spesso constato che, soprattutto al biennio, si nota la loro immaturità rispetto ai coetanei. Fatto non sempre vero in assoluto, ma abbastanza ricorrente tanto che moltissimi pedagogisti sconsigliano l'iscrizione precoce a scuola, sebbene oggi sia perfettamente legale visto che la legge consente l'iscrizione alla scuola primaria ai bambini che compiono sei anni di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento. Infine ho l'impressione che si è travisato un concetto basilare: la democrazia scolastica è quel principio che permette e assicura a tutti gli studenti di avere pari opportunità ma non assicura a tutti la promozione a prescindere da impegno, progressi ottenuti e risultati. La scuola può e deve certamente mettere in atto ogni strategia per l'ottenimento del successo scolastico dello studente; ciò detto  anche lo studente deve fare la propria parte. Poi ogni caso è un caso diverso e va analizzato con scrupolo e attenzione nella sua peculiarità specifica, perché di fronte abbiamo persone e non numeri. E riguardo a  quest'ultimo punto occorre ribadire che le classi  composte da meno di  20 alunni rappresentano l'ambiente di apprendimento ideale per un lavoro proficuo  e per il successo formativo di ogni studente. Perché i ragazzi dotati vanno avanti da soli anche tra la folla: sono i più fragili a subire i danni di una concentrazione troppo elevata di alunni in una classe.

Anche a scuola, come nella vita, sono i più deboli a pagare gli effetti di leggi ingiuste!