Sono omografi tutti i foni, i fonemi o le parole diversi rappresentati nella scrittura da uno stesso segno grafico. L’omografia (dal gr. omós «uguale» e gráphō «scrivo») è una sorta di omonimia tra due o più espressioni che hanno significante identico sul piano grafico, ma diverso sul piano fonico.
Gli omografi sono dunque parole che hanno la stessa grafia, ma differiscono nella pronuncia.
La diversa pronuncia può dipendere dalla diversa posizione dell’accento oppure dal diverso grado di apertura della vocale accentata.
Di seguito un mio componimento utile a spiegare cosa sono gli omografi e a esemplificare come l'apertura o la chiusura delle vocali comporti il cambiamento di significato.
N.B. Utilizzo il segno di accento acuto (ad es. é) per indicare la chiusura della vocale e il segno di accento grave (ad es. è) per indicare l'apertura vocalica.
Buona lettura!
Oggi ho còlto un guizzo dello studente cólto.
A lui mi vòlgo: si erge sul vólgo
e mi sono vòlto a guardarne il vero vólto.
Egli lègge senza che lo imponga una légge;
con ménte aperta non mènte
e credo non téma di rispondere a tèma.
Cóllo zaino in còllo,
come niente fósse, egli salta le metaforiche fòsse.
Senza nervi tési esprime le sue tèsi.
Chiamo il mio collèga e gli dico: “Le colléga!”
Prima che se ne èsca io gli lancio un’ésca”:
una difficile domanda.
Nell’arèna senza aréna che è la scuola
sbagliò,
si corrèsse prima che rapido il tempo più corrésse.
Dopo un massimo di secondi vénti le parole, a fiotti, uscirono come vènti.
Dalla sua bocca, come fresca pèsca,
le póse sì leggére senza assumere le pòse dei saccenti.
Non sono idee impóste:
escono infatti sciolti, fuori dalle impòste.
i liberi pensieri che egli pésca.