Con la proposta di riforma Leghista di Calderoli riprende quota ciò che la Lega va chiedendo da 30 anni, ovvero da quando è nata: autonomia differenziata che vuol dire differenze di trattamento stipendiale tra professionisti che svolgono lo stesso lavoro su tutto il territorio nazionale.


Se da un lato è noto che le regioni del Nord faticano a trovare insegnati, dall’altro è soprattutto vero che l’insegnante ormai è il professionista con laurea dallo stipendio più basso.

La soluzione al problema delle cattedre vuote al nord non può essere la differenziazione dello stipendio, il che sarebbe incostituzionale.

L’articolo 117 della Costituzione italiana recita alla lettera n:

Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:

n) norme generali sull’istruzione.

Il testo fa riferimento a chi ha il potere di legiferare in materia di istruzione per lo Stato Italiano.

La regionalizzazione della pubblica istruzione (finalizzata ad una differenziazione di trattamento stipendiale) è una proposta INCOSTITUZIONALE. Essa non trova spazio nelle proposte che mirano a diversificare l’offerta formativa già abbastanza flessibile per via dell’autonomia scolastica che di fatto in molti contesti è risultata fin troppo deleteria.

Professione Insegnante 4 anni fa lanciò una petizione che raggiunse ben 68mila firme chiedendo al presidente del consiglio di allora e appellandosi al presidente Mattarella, garante della costituzione, affinché la riforma sulla regionalizzazione non passasse. Alla fine il governo Conte 1 appoggiato da Lega e Movimento 5 Stelle abbandonò l’idea.

Adesso la lega ripropone di nuovo qualcosa che è chiaramente incostituzionale. Se davvero si vogliono insegnanti che accettino incarichi al nord, si aumenti lo stipendio di TUTTI i docenti, poiché il valore del lavoro svolto da ogni insegnante non può avere valore diverso in base a dove esso viene svolto.

Forze dell’ordine, funzionari dello stato, magistrati, dipendenti della pubblica amministrazione, sono coinvolti tutti negli stessi contratti NAZIONALI e non subiscono differenziazione di trattamento stipendiale in base a dove prestano servizio servendo lo stato.

Caro Ministro Valditara, gli insegnanti rigettano con forza l’idea malsana di pensare ad una differenziazione di stipendio perchè lede un principio basilare della Costituzione. Legiferare sulla scuola è materia dello Stato e non delle regioni, quindi non è possibile che ogni regione decida un contratto diverso per gli insegnanti.

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