Alla fine ce l’hanno fatta i detenuti dell’istituto penitenziario di Caltagirone a mettere in scena l’impossibile. Alla fine hanno recitato se stessi, le proprie emozioni, la propria condizione, sviscerando ogni pensiero e rendendolo pubblico.


E’ successo ieri, 30 maggio nell’aula teatro dell’istituto penitenziario di Caltagirone. Presenti le autorità del carcere, il comandante Claudio Iacobelli e la direttrice Giorgia Gruttadauria e la scrittrice Maria Attanasio.

Con la direzione magistrale del prof. Francesco Murgo i detenuti hanno portato in scena le loro vite e le loro esperienze di mesi, anni di carcere. Il tema conduttore è il tempo, la cognizione declinato nella sua duplice natura greca Kronos e kairos. Ed è proprio nel tempo declinato come kairos nella natura qualitativa che gli attori si sono espressi al massimo. Mentre gli orologi si fermano, mentre il tempo dentro il carcere sembra rallentare tutto, ognuno scopre dentro di se una nuova dimensione temporale.

La rappresentazione nasce, quindi, dalla produzione creativa di ognuno degli attori detenuti i quali si impegnano a descrivere in un monologo il proprio giardino interiore ed a trasmetterlo in pubblico. Un processo ricco di maieutica socratica che sfocia nella vera essenza dell’istruzione carceraria: l’educazione e la rieducazione ad un nuovo modo di condurre la propria vita. Educare ( [dal lat. educare, intens. di educĕre «trarre fuori, allevare», comp. di e1 e ducĕre «trarre, condurre»], Treccani)), è in fondo l’obiettivo di ogni insegnante anche dentro la struttura carceraria.

Attori per un giorno, i detenuti, che hanno saputo emozionare il pubblico presente e soprattutto i docenti che li hanno seguiti per buona parte dell’anno scolastico nelle loro fatiche non certo facili. Attori che mettono a nudo le proprie coscienze e le proprie debolezze, attori della realtà palpabile anche e soprattutto nelle musiche scelte, suonate e cantate magistralmente.

Un’ora piena di spettacolo, un concentrato di esperienze che sicuramente resteranno per sempre nei cuori di studenti e docenti come Il Prof. Francesco Murgo che con molta dedizione ha ideato, diretto e gestito il progetto, la prof.ssa Paola Affettuoso che ha saputo tessere i rapporti con gli studenti usando uno stile di apprendimento di gruppo che sapientemente passa dalla lettura alla produzione testuale fino alla recitazione. Il prof. Filippo Pensavalle docente di lettere neo immesso in ruolo, ha dato il meglio di sé anche come chitarrista nell’accompagnare le musiche per tutta la durata dello spettacolo. Infine la prof.ssa Mariella Scarso, responsabile del plesso scuola carceraria ha saputo gestire al meglio i rapporti con le autorità muovendosi con maestria nel contesto organizzativo.

Un filo conduttore basato sul tempo, una scansione condotta abilmente anche dall’attore Vincenzo Villardita ospite in Carcere e coinvolto in un progetto che lo ha totalmente assorbito.

Detenuti e docenti con le poche risorse a disposizione sono riusciti a dare il meglio di sé dimostrando che le intenzioni fanno più di qualsiasi tecnologia perchè nulla può superare ciò che la creatività riesce a portare in scena agli occhi di tutti per arrivare dritta al cuore.

Presente in sala la scrittrice calatina Maria Attanasio della quale durante l’anno scolastico gli stessi studenti della scuola carceraria hanno letto una delle sue ultime fatiche: lo splendore del niente e altre storie. edito da Sellerio Palermo. Un laboratorio di lettura che ha entusiasmato gli studenti e che forse è stato il seme primordiale che ha dato vita all’idea di una rappresentazione teatrale vera e propria.

L’evento si è chiuso con un piccolo rinfresco prodotto ed organizzato sempre dalla scuola carceraria, sezione Alberghiero che tra l’altro si è resa protagonista di un’altra impresa: la produzione della birra artigianale, ma di questo forse è il caso di parlarne approfonditamente in un altro articolo di approfondimento.

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