Mentre le indagini proseguono sull’episodio della preside “antimafia”, emergono tanti dettagli interessanti che indignano l’intera comunità scolastica. Si va da oggetti informatici della scuola trovati a casa della dirigente alla scoperta di cibo scaduto nella mensa scolastica.


Una gestione personale dei beni della scuola unita anche ad un modo di fare dispotico nei confronti di quegli insegnanti che ogni tanto facevano notare i modi non certo corretti. Insegnanti che non hanno denunciato per paura di ritorsioni. Solo il coraggio di un’ insegnante andata via dalla scuola ha permesso tutto ciò

Documenti falsificati, rapporti di clientelari con i vari fornitori e molto altro inchiodano la dirigente stando alle intercettazioni.

Eppure una delle norme scritte nel 2001 ma mai applicata a scuola dagli uffici scolastici regionali parla chiaro. La norma anti corruzione che impone ai dirigenti di avere incarichi a rotazione perchè gestiscono appalti e acquisti per la pubblica amministrazione istruzione. La norma, confermata nel 2012 per la Corte dei Conti dovrà finalmente essere applicata obbligatoriamente, pena la non registrazione dei contratti degli stessi dirigenti scolastici.

Adesso più che mai occorre pensare alla tutela della cosa pubblica e il caso di Palermo fa pensare a tante altre situazioni potranno esserci in varie scuole ma che non vengono denunciate per paura di ritorsioni. Ciò che veramente manca nelle scuole è il reale controllo di quanto i dirigenti fanno. Non c’è alcun ispettore, non ci sono verifiche incrociate, non c’è una sola persona che su incarico dello Stato si rechi presso questa o quell’altra scuola ed effettui i dovuti controlli. I dirigenti spesso sono lasciati liberi di fare ciò che vogliono con la consapevolezza di rimanere impuniti.

Si dia seguito, quindi, all’applicazione della norma anticorruzione e si limiti l’assegnazione del dirigente scolastico ad un solo triennio o al massimo due.

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