All’indomani dei dati sulla mobilità si scopre che nella sola Lombardia le domande erano oltre 17mila per metà accolte. In tutto il Nord è fuga dalle cattedre in città invivibili con uno stipendio da fame come quello di insegnante. Il Ministro scopre per la prima volta che con 1300 euro a Milano si fa la fame mentre al sud si vive male.


Secondo i dati che lo stesso ministro allarmato snocciola in una intervista ci sono punte del 32% di cattedre vacanti in alcune aree del milanese. In pratica una cattedra su tre in organico è senza insegnanti. Insegnare non è più una professione ambita, dice Valditara e scopre anche che forse il problema è proprio lo stipendio.

I sindacati già hanno intuito dove vuole andare a parare il discorso di un ministro leghista e guardano alla discutibilissima regionalizzazione che punta a diversificare gli stipendi dei professionisti che fanno lo stesso lavoro da Varese a Siracusa.

Se da un lato la voce di spesa che riguarda la casa è spesso alta in alcune aree del Nord, dall’altro il costo della vita è pressoché uguale ovunque. Vestiario, alimentari e beni di prima necessità hanno gli stessi costi da nord al sud.

E’ indubbio che la fuga riguardi migliaia di docenti che non ce la fanno più a dover gestire un affitto che fagocita gran parte dello stipendio.

Il ministro allarmato parla di aumenti di stipendio, di valorizzazione della professione docente ma sono solo parole. Nella legge di bilancio approvata a dicembre 2022 non c’è un solo euro stanziato per aumentare lo stipendio degli insegnanti e la spesa globale per la scuola secondo la programmazione finaziaria a medio termine è destinata a scendere di 0,1 % del PIL ogni anno.

Come al solito, quindi, allarmi e solo chiacchiere con una scuola che a settembre sarà priva di ben 170.000 insegnanti e organici che non verranno completati se non in prossimità del Natale.

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