Ciò a cui assistiamo da qualche anno in Italia è il totale impoverimento culturale della scuola pubblica italiana. E’ così anche con il sistema universitario. La scuola italiana è totalmente in balia di fondazioni private che ne dettano le leggi e indicano le riforme.
Le riforme proposte da Fondazione Agnelli, Treelle e altri rappresentanti del potere economico del Paese. Tutte le recenti riforme sono basate su tagli, risparmi, letture distorte delle invalsi, invettive contro gli insegnanti “fannulloni” e “privi di formazione”.
Ogni tanto qualcuno decanta il modello finlandese e lo porta ad esempio virtuoso di sistema scolastico funzionante. Premesso che ultimamente sono molto diffidente nei confronti degli esterofili, ho voluto stavolta fare una ricerca più o meno approfondita per capirci qualcosa di più.
Senza volermi addentrare tra uso del tablet, abolizione del corsivo e altre diavolerie che non condivido affatto, ho cercato di capire come mai così tanto investimento sulla scuola da parte dei finlandesi.
La Finlandia investe nella scuola il 12% del PIL, l’Italia il 4% e di recente ha deciso di scendere al 3.5%.
In Finlandia NON ESISTONO scuole private. Non ci sono proprio, per legge. L’istruzione e l’università è totalmente pubblica. Ed è proprio qui il nodo cruciale. I figli dei ricchi devono necessariamente andare in una scuola pubblica o in una università pubblica. Quindi investire nella scuola pubblica conviene proprio a tutti. Non c’è modo di fare la differenza. Così mentre i figli dei nostri Ministri frequentano probabilmente istituti privati d’élite, in Finlandia anche il figlio del premier deve frequentare un istituto pubblico.
Mi fermo qui, non mi dilungo sulle scelte didattiche, sulle differenze tra i sistemi di istruzione e su tantissimi aspetti della scuola Finlandese che non condiviso. Avevo solo l’interesse a portare all’attenzione l’assenza di scuole e università private.
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