Dopo 10 giorni di covid e isolamento sono tornato a scuola, è il mio primo giorno dopo le vacanze di Natale e mi aspettano ben 6 ore consecutive.


Mi reco a scuola contento finalmente di uscire, prendere aria dopo 10 giorni di arresti domiciliari, mi sento pimpante, arrivo persino con 5 minuti di anticipo, io che faccio sempre salti mortali per arrivare puntuale.

Entro, scambio due chiacchiere con i colleghi che sorpresi mi rivedono dopo tanto tempo, salgo subito dove ho la mia prima ora. Sono le 8:15 e in classe ci sono 18 studenti su 22. Niente male, dico, apro il registro elettronico che si avvia a fatica, sono tutti collegati, 30 insegnanti nello stesso plesso, la rete è messa a dura prova. Inizio il mio appello e al primo assente uno studente: Prof., Emilia (nome di fantasia) non è assente ma in DDI. Mi fermo, avvio la classe virtuale che parte con molta lentezza, la connessione è a velocità lumaca. Riesco, parte la videoconferenza.

Sono le 8:25 e mi collego on line, apro la classe virtuale ma non c’è nessuno. Nel frattempo gli alunni mi hanno detto che ci sono 3 studenti on line in DDI.

Arriva Emilia, poi Mario. Parlo con lei in videoconferenza ma non la sento. Sto usando il PC della scuola, quello connesso alla LIM. Da esperto informatico armeggio coi cavi, trovo la soluzione: l’audio era diretto agli speaker della LIM che non funzionano, userò gli altoparlanti del PC.

Sono le 8:35, finalmente Emilia mi sente, anche Mario mi sente. Chiedo loro di accendere la webcam. Continuo l’appello. Tiro un sospiro di sollievo. Ho ripreso il mio lavoro. I ragazzi mi chiedono come sto, rispondo che va tutto bene e che mi ritengo fortunato, lieve malessere tipico da influenza e nulla di più, adesso tutto passato.

Sono le 8:40, visto che ho due studenti on line improvviso qualcosa che richiede la loro collaborazione, ma Emilia mi dice che si può collegare solo da cellulare, il PC non funziona.

Ore 8:45, bussa alla porta Pietro, è il terzo studente che attendevo on line, entra e mi dice se può essere ammesso in classe. Mezz’ora di ritardo. In effetti ha in parte ragione. Ieri io personalmente ho comunicato tardi che avevo tutto in regola per rientrare e nel frattempo la mia scuola aveva emanato una circolare che fissava un ingresso in seconda ora per la classe, perchè non era in condizioni di sostituirmi. Alle 19:00 la scuola ha emesso un’altra circolare sulla scorda delle info sul mio rientro: si entra come di consueto alle 8:15. Pietro non aveva recepito la seconda circolare se non in ritardo.

Ammetto Pietro in classe ma i ragazzi mi fanno notare che avrebbe dovuto collegarsi on line, perchè sino a ieri era on line.

Mi fermo, cerco di capire qualcosa tra le circolari. Alla fine vengo al dunque: Pietro dovrebbe avere un certificato di guarigione se è vero che è di nuovo negativo. Non ce l’ha, ha solo un tampone negativo ma l’ente preposto non gli ha ancora emesso alcuna certificazione di guarigione. Chiamo il referente covid che sta girando come una trottola in tutte le aule per raccogliere informazioni aggiornate. Di fatto è anche l’insegnante tecnico pratico che con me avrebbe dovuto condurre in compresenza questa lezione ma è stato designato ad altre funzioni.

Pietro dopo diverse telefonate con genitori e dirigente viene ammesso.

Sono le 8:55, finalmente possiamo fare lezione con Emilia e Mario on line e il resto in presenza. Rimangono ben 15 minuti, c’è ben poco da fare, lezione perduta ma almeno ho iniziato.

Ora successiva. Stavolta sono 2 ore di fila. Attività di laboratorio, mi sento rasserenato, non devo rifare la trafila della prima ora, userò il laboratorio.

Salgo in classe per avviare l’ora, firmare il registro e portare i ragazzi in laboratorio.

Una volta scesi mi accorgo che il laboratorio è stato utilizzato da un’altra classe durante la prima ora. Occorre chiamare il collaboratore scolastico e farlo sanificare. Risalgo in classe, nel frattempo devo collegarmi con la il resto della classe che sta on line: sono 5 studenti tutti ammessi alla DaD mentre gli altri in presenza. 10 minuti per avviare la classe virtuale, poi è il momento di scendere in laboratorio. Per evitare di staccare tutto ho usato il mio fedele portatile, rimango connesso con gli studenti on line mentre scendo per le scale insieme agli altri. L’aula profuma di disinfettante. Finalmente si comincia anche se la prima mezz’ora l’abbiamo perduta.

Invito i ragazzi a prendere posto ma qualcosa non va. Nel laboratorio ci sono 14 PC e gli studenti sono 5 oltre quelli on line. Non possono stare seduti in due davanti ad un PC. Risolvo, cedo quello della cattedra, io uso il mio personale. Dopo diversi richiami agli stessi studenti che siedono ravvicinati non mantenendo le distanze, finalmente si può iniziare… Bussa Giacomo, deve entrare in seconda ora il suo autobus è arrivato in ritardo, lo ammetto e adesso dove sta? Non c’è il PC per lui e non posso farlo sedere a fianco di un compagno a lavorare su uno stesso PC. Temporeggio, intanto devo presentare qualcosa, deve solo guardare la proiezione. Presento con metà classe in presenza e metà on line, io di solito mi muovo mentre parlo, ad un certo punto chi sta on line mi richiama, non mi sente più perchè mi sono allontanato e così accade anche che loro non sentono gli interventi degli studenti. Cerchiamo di finire l’ora nel migliore dei modi. Su due ore di attività è già tanto aver fatto tre quarti d’ora di scuola decente.

Il resto è storia di ogni giorno tra internet che non va, pc che non si accendono, tecnici che sono chiamati ovunque anche nell’altro plesso quindi non sempre reperibili.

Ore 12:00, passa il collega referente Covid a fare il monitoraggio. Deve contare i presenti, verificare i presenti on line, segnare dati su dati, accertarsi che sia tutto ok.

Oggi 6 ore di fila tutte così ma tutto sottratto sono contento, ho ripreso a lavorare. Io ho lavorato anche se nessuno vede ciò che ho fatto perché risultati proprio oggi non ce ne sono.

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