Sull’assegnazione dei docenti alle classi spesso i dirigenti scolastici giocano la loro carta nei confronti di docenti fastidiosi, contrastivi, non particolarmente apprezzati magari per diversità di vedute.
L’argomento è tra le principali armi nelle mani dei dirigenti e basta osservare una scuola e la sua organizzazione per capire chi è “amico” intoccabile, chi ultimo arrivato, chi meritevole di qualcosa che spesso sfocia nel mobbing vero e proprio.
Al nostro sportello consulenze arrivano spesso richieste di aiuto da parte di docenti la cui cattedra è distribuita su tre plessi e altrettanti comuni, orari che vanno dalle 8 di mattina alle 16, organizzazioni che non tengono conto del fatto che una cattedra sia orario esterno e completi in altra scuola.
L’arrivo del potenziamento nelle scuole secondarie di secondo grado ha fornito ad alcuni dirigenti un’arma micidiale per umiliare alcuni docenti. Si va da chi subisce l’intera cattedra sul potenziamento quindi fa da tappabuchi a chi deve organizzare attività anche pomeridiane a situazioni, più eque, in cui le ore sono distribuite su più docenti i quali si alternano tra ore curricolari e ore a disposizione.
la legge 107, purtroppo, ha messo nelle mani dei dirigenti uno strumento che pur apparendo nelle intenzioni del legislatore come virtuoso, è diventato una vera e propria arma di ricatto. “Visto che non accetti l’incarico di referente di questo o quell’altra funzione, ti attribuisco intera cattedra di potenziamento e ti tolgo la possibilità di lavorare con le classi”.
Come si può organizzare tra le parti una assegnazione serena dei docenti alle classi? Le norme ci invitano a fissare dei criteri di attribuzione che definiamo nel nostro vademecum. Questi dovrebbero dirimere una buona percentuale di situazioni e con una certa oggettività attribuire i docenti alle classi.
Eccovi il documento:
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