Alla fine la grande assente a Didacta è proprio la didattica. Didattica totalmente assente o quasi, pedagogia a tratti inesistente. Ovunque campeggia il logo “scuola 4.0” ma se chiedi cosa erano scuola 1.0, scuola 2.0, scuola 3.0, nessuno sa risponderti. Importante è che più grande è il numero più è “meglio”, un po’ come avviene con le edizioni dei software. Chissà come sarà scuola 5.0!


Per due giorni mi sono avventurato tra stand di ogni tipo, ho trovato cose interessanti ma soprattutto ho trovato cose inutili o comunque talmente costose che ci si chiede: perchè spendere così tanto e quali sarebbero i risultati che ci attendiamo?

Ci sono le aule immersive che costano decine di migliaia di euro dove entri e usi dei contenuti che potresti usare direttamente su un PC. Prezzi che sino a qualche mese fa erano molto più bassi ma che la corsa ai fondi PNRR ha contribuito a far lievitare.

Poi ci sono i robot didattici. Ce ne sono di ogni genere per tutti gli ordini di scuola ma quando provi a vedere come usarli nella didattica, a parte qualche rara eccezione, ti accorgi che sei di fronte a strumenti banali fatti per catturare l’attenzione ormai perduta degli studenti. Alla fine la maggior parte dei robottini cammina, gira e destra o a sinistra, accende qualche lucina e nulla di più. Insomma, se non ci costruisci un buon percorso didattico, sei di fronte ad uno strumento banale quanto un giocattolo. Ma con quali competenze puoi costruire un percorso didattico con strumenti del genere? Per di più i prezzi che ad ottobre leggevi nei cataloghi delle aziende che espongono, non ci sono più. In molti casi sono aumentati anche del 50%.

Robot umanoidi, antropomorfi o anche a forma di un grosso cane dotato di intelligenza artificiale e costretto a razzolare in un ambiente circense. Nel frattempo molti insegnanti me compreso sono intenti a fotografare il fatto eccezionale. Ma cosa può fare uno strumento del genere che arriva a costare anche 30mila euro per la didattica? Può essere cane di compagnia? può portarti il giornale sul divano o una bevanda fresca? Ed in più, ammesso che siamo in grado di trovare un appiglio didattico-pedagogico, chi sarà in grado usare questo strumento? Con quale preparazione? Siamo proprio certi che il suo acquisto renderà più bravi i nostri studenti?

E veniamo agli arredi 4.0, quelli componibili, i tavoli collaborativi, interessanti che sicuramente proporrò alla mia scuola di acquistare. Per alcuni di essi che ho gradito ho cercato tra i cataloghi del mese di ottobre i prezzi, poi ho visto on line quanto costano adesso, dopo 5 mesi. In molti casi il prezzo lievita del 30%.

Ho visto molti software didattici, tanti interessanti, sicuramente più degli hardware e spesso meno costosi. Ma ciò che forse a molti sfugge durante i seminari è il fatto che non sia sufficiente sapere come funzionano. Ciò che veramente dovrebbe interessare è come essi possano integrarsi nella didattica. Che tipo di attività possiamo far svolgere agli studenti con quei software, quali compiti di realtà e con quali obiettivi. Ecco, di fronte a qualche domanda apparentemente stupida di qualche collega scettico anche io mi sono fermato. Effettivamente, caro collega, hai ragione. Se non parto dall’utilità che questo strumento può avere nella didattica, forse è inutile che io cerchi di capire come funzioni o mi stupisca degli effetti speciali che vedo in fiera. Il vero rischio sarà che domani andrò a scuola facendo la classica lezione da scuola 1.0 ritenendola ancora valida.

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