Il crescente interesse nei confronti degli alunni ad alto potenziale cognitivo in Italia, ha generato un affascinante circolo di dibattiti e riflessioni scaturiti dalla necessità di comprenderne il fenomeno per certi versi ancora sconosciuto ai più. Il focus sulla plusdotazione, o alunni APC, ha comportato la necessità di ripensare ad un nuovo paradigma dell’educazione e ad azioni mirate sul fronte didattico, utili a garantirne non solo l’inclusione ma una adeguata presa in carico.


La prima scuola dedicata a studenti ad alto potenziale porta la data del 1968 ad opera di W.T.Harris, USA, ma è a F.Galton che si deve il termine gifted. Nel 1905, lo psicologo francese Binet ideò il primo test sull’intelligenza per studenti e a seguire, 1912 W.L. Stern coniò il termine IQ ( Intelligenc Quotient). Le prime scale di misurazione vennero ideate nel 1939 dallo psicologo americano d. Wechsler, conosciuta come il nome di WAIS (Wechsler Adult Intelligent Scale).

Dieci anni dopo viene pubblicata la WISC (wechsler Intelligent Scale for Children). In Italia nel 2012, viene utilizzata la WISC.IV impiegata per valutare il QI dai 6 ai 16 anni, (tale scala è ancora in uso). Viene utile ricordare che la letteratura scientifica presente in merito a tali specifiche manifestazioni della mente, e della intelligenza è in lingua inglese, pertanto approcciarsi diviene sempre più complicato, per la mancanza di fonti serie che ne possano indottrinare o informare a riguardo genitori, docenti e cultori, oltre che psicologi e neuropsichiatri. Se dovessimo invece cercare una definizione sufficientemente esaustiva sulla plusdotazione (giftedness) vedremmo scritto che questa: “ è una complessa costellazione di caratteristiche personali, genetiche, e comportamentali che si esprimono, o hanno la potenzialità per esprimersi, in determinate aree in un dato momento temporale e in una specifica cultura”. Se dovessimo migrare ad altri paesi europei la nostra ricerca, scopriremmo che viene annoverata come una azione dovuta allo studente, e non come a un fenomeno di nuova matrice.

Molte le definizioni con le quali si tende a definire tali alunni, riconosciuti come portatori di un dono che stenta a dar voce di sé, dato che emergono comportamenti altalenanti tra sviluppo emotivo e cognitivo, che fanno supporre che tale eccezionalità non esista e che i disturbi di apprendimento ne traccino di fatto il vero profilo. Sfatando alcuni miti vale ricordare che si tende a confondere l’efficienza cognitiva con quella scolastica! Si crede non a caso che il bambino APC, oltre a possedere un QI che va oltre i 130 ( e che di fatto non lo rappresenta), sia bravissimo a scuola, leader formale, studioso, attraente, fortemente motivato: il classico secchione! Ma ad un esame più attento questi si presenta in modo difficile e con problemi comportamentali oltre che di integrazione, in quanto è consapevole di avere una marcia in più e che gli interessi che lo riguardano non incontrano l’approvazione dei compagni della stessa età. In tali alunni è presente una mancanza di metodo negli studi, tanto da risultare caotico, disorganizzato, goffo, talvolta maldestro.

E’ il caso di ammettere che certi alunni pur presentando delle doti eccezionali in alcune aree specifiche, non riescano a far fruttare il loro potenziale. Siamo di fronte ai cosiddetti “Underachieevers”, ovvero alunni che rendono al di sotto della media e delle aspettative. Osservando il loro comportamento se ne ricava un profilo significativo, talvolta bizzarro e incoerente. La confusione attualmente in atto fa supporre che siano bambini precoci, bambini iper stimolati.

La nota Miur del 2019, annoverandoli tra i BES, ne ha tracciato l’esistenza richiamando alla necessità di avere Linee Guida, utili a stendere un PDP che meglio calzi i loro appetiti culturali. Serve un tavolo tecnico e professionisti capaci di indirizzare verso forme legislative ideali che li tutelino. Se è vero che le Indicazioni Nazionali del 2012 nel riconoscere i talentuosi abbia indirizzato al riconoscimento di tali alunni, dall’altra non ne ha indicato il come. Lavandosene le mani ha costretto diverse associazioni educative e genitori a realizzare convegni, autofinanziati per consentire a tutti di conoscerne i profili che si traducono in dimensioni dell’essere. Averli in classe crea molti problemi, se non individuati in tempo, poiché lamentando difficoltà a comunicare bisogni e aspettative, tendono ad essere considerati come svogliati, o al contrario come ribelli, dalle spiccate contraddizioni che mettono in moto conflitti e disaffezionano alla scuola. Il capitale umano disperso, non produce, muore, non si adopera alla crescita collettiva. La presenza di un alunno gifted in aula, si pone come sfida per il docente, chiamato a rimodulare, riprogettare le proposte didattiche ampliando e amplificando, dove serve, contenuti, metodi e strategie utili a stimolare e spronare tutta la classe a fare del sapere una spirale di conoscenze.

La proposta che lanciamo è un nuovo modello educativo, il modello CM (Clever Mind) frutto di una sperimentazione e di una ricerca che adottata in classe non deluda aspettative ma convogli ad un sapere autentico e partecipato che vede il potenziale di tutti e di ciascuno scendere in campo per essere adottato, nutrito e orientato. Comprendere come funziona la mente, e come si evolva l’intelligenza, richiede che si lavori anche sul contesto, su un ambiente di apprendimento ideale perché accogliente. Il docente come potenziatore di sviluppo è un orientatore didattico di sistema che coniuga il proprio sapere a favore di un apprendimento attivo, mettendo in circolo pensieri, idee, creatività e azione. Volendo usare un motto, dovremmo: “pensare da liquidi, ma agire da solidi” per superare lo scoglio dell’indifferenza che aliena la conoscenza. Noi ci stiamo provando, scendendo in campo, creando una rete forte di scuole aderenti che abbiano a cuore gli alunni e che avviino a un sentiero illuminato, che accoglie tutti e ciascuno!

Maria Forina

Pedagogista, Autrice, Docente a contratto 

Università degli studi della Basilicata

Amelia Melaccio

Docente, Esperta in APC

Referente per le scuole

Rete Talenti Fuor d’Acqua

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