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Il 5 settembre 2015 il MIUR veniva commissariato dal prefetto Gabrielli, che seguendo le richieste del Consiglio di Stato nominava commissario ad acta che adempia ad un compito ben preciso: ripristinare le ore tagliate dalla riforma Gelmini negli istituti tecnici e professionali.

Ma prima di entrare nel dettaglio della sentenza vediamo cosa è successo in quest'anno: nulla, praticamente nulla. Il commissario nominato è la dott.ssa Carmela Palumbo, alto dirigente del MIUR stesso e qui già la prima stortura: il MIUR commissariato da se stesso attraverso un suo funzionario. Ciò che lascia sorpresi è la totale mancanza di rispetto per una sentenza da parte dello stesso stato. 

Veniamo ai fatti. La riforma Gelmini, fatta in poco tempo recava tra i tanti tagli anche la riduzione delle ore nei tecnici e professionali. Gli istituti tecnici passavano da 36 ore a 32 e i professionali da 40 a 36. Quattro ore in meno che in media incidevano per il 10-12% del personale in meno senza contare i vari tagli legati alle compresenze che hanno penalizzato gli insegnanti tecnico pratici. Tali tagli non potevano essere effettuati senza il parere da parte delle regioni. La riduzione delle ore, emanata attraverso decreti nel 2010 dall'allora ministro Gelmini viene impugnata dallo Snals al Tar Lazio e ottiene la sentenza di illegittimità accolta (sentenza 6348/2015). Il MIUR sordo alle richieste della magistratura amministrativa ignora la sentenza. Il TAR nomina un commissario ad acta per forzare l'esecuzione della sentenza. 

Ad oltre 15 mesi dalla nomina del commissario ad acta e a poco meno di 2 anni dalla sentenza non c'è alcuna notizia di cosa stia facendo il MIUR per ottemperare. La posta in gioco non è roba di poco conto se si considera che ciò comporta come minimo il ripristino delle ore tagliate in istituti che rappresentano il 50% della scelta da parte degli studenti. E' facile prevedere un reintegro di almeno 15.000 - 20.000 cattedre. 
E' molto strano che questo governo, o comunque il precedente, non abbia bene accolto una sentenza che di fatto boccia una riforma che lo stesso partito democratico nella persone dei principali sponsor della legge 107 aveva per mesi combattuto con tutti i mezzi. Sarebbe stato un gel gesto integrare nella riforma anche l'ottemperanza ad una legittima sentenza. Di certo i docenti avrebbero bene accolto. 
Dal nuovo Ministro ci attendiamo notizie su questa vicenda.