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E’ proprio una fuga dalla scuola quella degli insegnanti che approfittano di quota 100. Il 28 febbraio è il giorno ultimo per presentare domanda di pensionamento e già si conta almeno un aumento del 50% nei pensionamenti. Ciò vuol dire che a fronte di una media di circa 25.000 domande di pensionamento che si registrano ogni anno ce ne sono almeno 17.000 inviate con requisiti definibili in quota 100 ovvero requisiti ridotti laddove l’insegnante non raggiunge l’età massima o non raggiunge i contributi massimi.

Come si giustifica una tale corsa? Come mai così tanti insegnanti fuggono dalla scuola?

La risposta forse è da ricercarsi in una serie di motivi interessanti, primo fra tutti il fatto che in alcuni ordini di scuola come infanzia e primaria un insegnante di 67 anni sicuramente è troppo anziano per svolgere il proprio ruolo. 

Un’altra ragione probabilmente va ricercata nell’ambiente scolastico che dopo ben due pessime riforme, Gelmini e 107, è notevolmente scaduto con dirigenti che gestiscono il personale a proprio piacimento nell’organico dell’autonomia e insegnanti che dopo aver servito lo Stato per 40 anni si ritrovano relegati in situazioni di mobing. 

Sicuramente ciò è un segnale e se i docenti rinunciano anche al 20% dell’assegno pensionistico pur di fuggire dalla scuola vuol dire che questa non è più quella di una volta.

Per la cronaca i quasi 40mila pensionamenti si sommeranno ai 34.000 posti rimasti liberi lo scorso anno. Sarà necessario predisporre un piano di assunzioni per circa 76.000 insegnanti e per il prossimo anno scolastico. Difficilmente questi posti verranno tutti occupati anche per via della mobilità che vedrà uno spostamento di insegnanti dal nord al sud. E’ ipotizzabile che su 75.000 cattedre oltre 50mila resteranno vacanti poiché nulla sarà cambiato sul reclutamento rispetto all’anno precedente.