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style="float:E' stato un convegno ricchissimo di preziosi interventi e proposte. Professione Insegnante, in collaborazione con l'ente di formazione Artedo, ha organizzato questo evento presso il Mu.Mi, nella città costiera di Francavilla al Mare, residenza della nostra Cinzia D'Eramo. Difficile riassumere il dialogo-dibattito che è durato tre ore. Segue perciò breve sintesi.  Il moderatore, Avv. Livio Sarchese ha dato la parola al nostro presidente prof. Salvo Amato che ha iniziato la sua presentazione facendo riferimento al Rapporto sulla Conoscenza 2018 dell’ISTAT che afferma che noi Italiani siamo ultimi in Europa per percentuale di popolazione dai 25 ai 64 anni con in mano una laurea, l’unico in cui i laureati sono il meno del 20% della popolazione. Dietro  Paesi in cui alla laurea ci è arrivato il 46% della popolazione. Si è parlato del demansionamento dei laureati (quanti nei call center?), della bassa intensità di ricerca e sviluppo, delle scarse le risorse umane impiegate nella scienza e nella tecnologia, che ci posiziona al terzultimo posto, davanti alle sole Romania e Slovacchia. 

Ha dunque continuato  la Professoressa Cinzia D'Eramo che, date le premesse, ha affermato che la scuola ha smesso di essere un ascensore sociale.

Ha riportato uno studio di due economisti della Banca d’Italia, Guglielmo Barone e Sauro Nocetti, relativo al contesto di Firenze: i registri fiscali e i contribuenti fiorentini mostrano come le famiglie più ricche 600 anni fa, cioè nel 1427 fossero le stesse anche nel 2011.900 dei cognomi più facoltosi dell’epoca sono ancora presenti a Firenze per un totale di 52 mila contribuenti.Situazione estendibile a tutta Italia. Infatti i dati ISTAT mostrano che quei pochi laureati in Italia rappresentano spesso uno strato sociale che già era ricco o benestante in partenza. In Italia resti ciò che nasci!

Nel complesso l'Italia resta nelle retrovie tra i 35 paesi aderenti all'Ocse per le competenze dei 15enni in base ai test Pisa Invalsi e che

la performance media nasconde forti differenze regionali. Ultime le regioni del Sud e isole esclusa la Puglia. Fattore che risulta essere decisivo  è il contesto economico-sociale e familiare e al Sud i contesti economicamente e socialmente fragili sono nella percentuale più alta.

Le proposte:

INVESTIRE NELL’ISTRUZIONE (basta tagli!):

MAGGIORE TEMPO SCUOLA (tempo pieno, ovviamente facoltativo, e tempo prolungato)

INNOVAZIONE DIDATTICA, PROGETTAZIONE MIRATA, LABORATORI (labor)

MENO ALUNNI  per classe

+ SPORT e ARTI (contro la dispersione e per favorire identità scolastica), utilizzare PON

Uso FONDI POR PER SVILUPPO DELLE COMPETENZE DI BASE

SUPERARE STEREOTIPI DI GENERE FIN DALLA PRIMA INFANZIA

ORIENTARE VERSO il MONDO DEL LAVORO ragazzi e ragazze specie nel settore STEM (scientifico, tecnologico, ingegneristico, matematico)

RIVALUTARE, anche economicamente, la professione docente

La professoressa Mariaconcetta Costantini ha parlato della necessità di combinare competenze scientifiche ed umanistiche traendo esempi dalle facoltà più prestigiose statunitensi dove è, ad esempio, possibile laurearsi in  fisica e filosofia e della necessità di educare ai diritti civili e considerare la condizione femminile. La professoressa Luciana Pasquini ha parlato dell'importanza del sapere umanistico e dell'opportunità di non considerarlo sapere non scientifico (si pensi ad esempio alla semiotica, alla filologia...) e di non dismetterlo. Il senatore Primo Di Nicola ha raccontato delle differenze tra la situazione odierna e quella degli anni '60 in cui era ancora possibile un'ascesa sociale facendo riferimento alla propria esperienza.La deputata Daniela Torto ha sostenuto la necessità dello studio delle  arti, della musica, quali elementi educativi e formativi fondamentali per incrementare il tempo scuola. Il dott. Vittorio Lodolo ha affermato ironicamente  che l'ascensore sociale scuola è malato in quanto la professione dell'insegnante è ad alto rischio burnout soprattutto se si è donna intorno ai 50 anni. E ha offerto materiale ai politici presenti perché perorino questa causa che lui porta avanti da anni. Il prof. Luca Malgioglio ha sostenuto la necessità di un insegnamento appassionato che si basi soprattutto sul raccontare, sulla volontà di trasmettere contenuti alti e profondi valori, di restituire alla professione la dignità che merita (anche grazie ad un reclutamento attento e filtrante) e di ridare allo studio la massima serietà

I politici presenti al tavolo si sono mostrati disponibili a riportare le  proposte e a collaborare con i relatori e con P.I.  Il Senatore Di Nicola ha invitato infine  i docenti italiani a fare il loro '68.

Ci pensiamo?