Quale adolescente non considera la propria camera come un rifugio, la cui intimità va gelosamente preservata dalle intrusioni del mondo esterno?
“O cameretta che già fosti un porto
a le gravi tempeste mie dïurne…”.
E, all’opposto, quale adolescente non è terrorizzato dalla solitudine, non tenta di stemperare l’angoscia dell’età uscendo - quasi fuggendo - da casa e gettandosi nel gruppo, senza badare troppo alle qualità di coloro che ne fanno parte? Tanto, l’importante è stare in compagnia:
“Né pur il mio secreto e ’l mio riposo
fuggo, ma più me stesso e ’l mio pensero […];
e ’l vulgo a me nemico et odïoso
(chi ’l pensò mai?) per mio refugio chero:
tal paura ò di ritrovarmi solo”.
E non sono gli adolescenti quelli che un momento si sentono felici ed entusiasti, e il momento dopo sono assolutamente disperati? Che sono tormentati da incertezze di ogni genere, che si innamorano di tutto, con un’intensità emotiva che stordisce, e poi si paralizzano, incapaci di esprimere un solo sentimento?
“Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio […].
Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte et vita…”.
Gli adolescenti, che a tratti si sentono invincibili e onnipotenti, e subito dopo credono di essere gli individui più ignobili e abietti del pianeta:
“et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto ’l mondo abbraccio”.
Ecco, questo è Petrarca: alla faccia di chi pensa che la didattica innovativa e coinvolgente sia quella elaborata a freddo da tecnocrati incapaci di empatia e di realismo, che non hanno mai messo piede in una classe.