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Caro genitore, ti scrivo...

A te, che ora sei dall'altra parte del "fronte" a gestire le lezioni, le ansie, i compiti, la solitudine di tuo figlio, un alunno, oggi, oltre alla piena solidarietà perché sono mamma anch'io, ho da dire qualcosa.

Perché un fatto non va mai visto nel suo particolare, da un'unica angolazione, ma va analizzato, contestualizzato e  se ne deve avere una piena visione;

a te genitore, che, forse, non hai mai protestato scendendo in piazza mentre i governi degli ultimi 25 anni hanno applicato tagli all'istruzione e attuato un processo di aziendalizzazione che ne ha sminuito progressivamente la capacità educativa e formativa;

a te  che ti lamenti o perché tuo figlio ha troppe lezioni e troppi compiti ed è in ansia o perché, al contrario, osservi che alcuni docenti non stanno facendo lezione e ti aspetti che il dirigente-padrone, li richiami, li diriga, li obblighi.

Ecco ho voglia di dirti questo:

Innanzitutto "sospensione attività didattica"   significa appunto, letteralmente e contrattualmente, sospensione.

Il decreto legge 9/2020 stabilisce: “Qualora le istituzioni scolastiche del sistema nazionale d'istruzione non possono effettuare almeno 200 giorni di lezione, a seguito delle misure di contenimento del COVID-19, l'anno scolastico 2019-2020 conserva comunque validità anche in deroga a quanto stabilito dall'articolo 74 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.”

 Pertanto l’anno scolastico è valido a prescindere che si effettui o meno la didattica a distanza. 

Il decreto legge 9/2020 prosegue poi: con: “I Dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza, avuto anche riguardo delle specifiche esigenze degli studenti con disabilità”

Quindi la competenza dei Dirigenti è quella di attivare gli strumenti, a supporto della didattica, non di imporla né di “organizzarla”. 

La didattica a distanza prevede una serie di adempimenti a cui attenersi, di competenza della Scuola e non del Docente, non ultimo l’autorizzazione al trattamento dei dati da parte dei genitori, che autorizzano all’uso dei numeri di cellulare, delle e-mail, e di qualunque altra forma di comunicazione, essendo dei minori a collegarsi. Implica l'attivazione di piattaforme, in tanti casi fornite, temporaneamente  e gratuitamente, da imprenditori locali;  implica l'uso dei propri PC e l'attivazione di azioni  di  solidarietà digitale che mostrano, al contempo, quanta differenza vi sia tra docente e docente, tra studente e studente, in quanto a disponibilità di strumenti e in quanto ad abilità nell'utilizzarli. 

La scelta degli strumenti è facoltà specifica del docente garantita dall’articolo 33 della Costituzione, quello della libertà di insegnamento.

Quindi sarà il docente a scegliere la metodologia per la trasmissione delle conoscenze, e la didattica a distanza è una delle metodologie che il docente può scegliere di utilizzare e le  attività potranno essere sincrone e/o asincrone,  a seconda degli strumenti utilizzati e a totale discrezione del Docente. 

I tempi di lavoro sono pertanto modulabili e modulati a seconda della materia, del contesto, delle reazioni, dei feedback ricevuti, della situazione. 

 Le attività sincrone vanno utilizzate e programmate con criterio anche al fine di evitare che, sia noi docenti che gli alunni, stiamo troppo tempo davanti ad un monitor, tenuto conto che in casa ci possono essere i genitori o partner in telelavoro e eventuali figli o fratelli che necessitano parimenti di strumenti, che potrebbero essere anche condivisi, e di giga.

Questa è la situazione della didattica a distanza.

Infatti la ministra, nei suoi discorsi pubblici, ha fatto appello alla coscienza individuale, all'etica del docente  e ha lodato e continua a lodare le esperienze positive di didattica a distanza come farebbe un motivatore.

Ed è vero che ci sono tanti dirigenti che sono bravi, comprensivi, empatici. Ed è vero che ci sono dirigenti-padroni, che obbligano e impongono, di solito attorniati da staff di docenti che supportano o sopportano, a seconda dei casi. 

È vero che ci sono tanti docenti che lavorano tantissimo. È vero che ci sono tanti docenti che assegnano tantissimo. È vero che ci sono tanti docenti  che non si vedono né si sentono.

Ed è vero che ci sono genitori presenti tantissimo ed è vero che ci sono tante famiglie che non si vedono né si sentono.

Ed è vero che ci sono tantissimi studenti che vogliono imparare e studiano con passione e tanti studenti che "Non ho i giga, non ho capito, non ho sentito, non lo sapevo, a che pagina è, dove lo ha scritto, non lo so fare...".

Intanto l'insegnamento è diventato  un lavoro che si fa bene solo a coscienza. E questo è, di per sé, una stortura abnorme.

E sì, perché l'insegnamento, come probabilmente lo intendi tu genitore, e come sicuramente lo intendo io oggi- ma anche ieri, ben prima dell'allarme contagio- è una professione che si fa a coscienza.

Perché?

Perché dopo l'aziendalizzazione della scuola, azione lunga di almeno 25-30 anni e progressiva, l' insegnante è stato sempre più assimilato a un burocrate, sopraffatto dalla burocrazia e dalle attività impiegatizie più che dal sommo e sacro atto dell' e-ducere, dell'educare. E ha potuto, in troppi casi, persino smettere di insegnare ed educare per occuparsi di atti esclusivamente burocratici (vicepresidenza, staff dirigenziale, gestire l'alternanza, occuparsi di orientamento ecc) senza entrare in classe o facendolo come attività secondaria, con lodi e meriti e bonus, anche economici, proprio da parte di quei dirigenti che oggi vorresti ricordassero agli insegnanti che dovrebbero anche (io direi soprattutto anzi esclusivamente) insegnare.

E non voglio aprire il capitolo reclutamento perché sarebbe lungo, complessissimo, discorso, campo di battaglie e ora abbiamo il coronavirus da sconfiggere.

Comunque il fatto che ciascun governo sbandiera il numero di assunzioni ti sia di indizio. 

Perciò ritorno al punto: l' insegnamento, inteso come relazione educativa e non solo trasmissiva del sapere, che richiede presenza, tempo, equilibrio e serenità, è stato demandato di fatto alla coscienza personale più di prima, molto più di quanto non lo fosse già in passato. E in nome dell'aziendalizzazione il docente è diventato colui che deve firmare, controfirmare, produrre carte su carte, attento a farsi fare autorizzazioni di questo e quello, attento a verbalizzare, a descrivere lungamente programmi e unità didattiche e progettazioni, conoscenze, capacità e abilità, recuperare, consolidare, potenziare anche in classi di 31 alunni.

E te lo dico, caro genitore: su carta risulterà che sì a tutti e 31 si sono date le stesse opportunità.

Ma ti confido un segreto: il più bravo, competente, sveglio, intuitivo, dotato di intelligenza logico-sintetica viva, di intelligenza espressiva eccellente e di ottima intelligenza analitica, con sviluppate abilità di base imparerà anche in classi di 31, perché gli basterà la spiegazione o semplicemente leggere il libro di testo, persino da solo. 

Quello che resta indietro sarà il lento, il ragazzo in difficoltà, o il  ragazzo con spiccata intelligenza  cinestetica e artistica che studia materie tecniche o quello di spiccata intelligenza sociale che studia fisica. 

Ed è lì che tu, genitore, avresti dovuto protestare e non lo hai fatto. Tanto è colpa dei docenti! 

E  il docente deve fare in modo che, su carta, ci siano tutte le firme, tutti le azioni di recupero, tutto quello che tuteli legalmente la scuola.

E l'Invalsi...

22 milioni a un istituto che continua a rilevare differenza tra Italiani ed Europei, tra Nord e Sud, tra liceali e non, per poi...

Che si fa poi? Te lo sei mai chiesto se si sono aumentate le ore di scuola per potenziare le abilità di base che l'invalsi continua a rilevare carenti?

E ti rispondo io. NO! Ci vorrebbero soldi, ma ...la risposta è sempre quella: non ci sono!

 Perché tieni conto che alla scuola tanto è stato tolto, che sono anni che facciamo formazione inutile propinata da ingegneri mai entrati in classe, di corsi di aggiornamento di 12-24 ore frontali per dire che la lezione frontale è desueta, paleolitica. E tanti la tecnologia non la sanno utilizzare, perché per i quattro soldi che ci danno non hanno cuore di far fare vera formazione. E allora la formazione è un atto burocratico come il resto. A quei corsi l'importante è esserci, così metti la firma. Il dirigente è soddisfatto: avrà 2 insegnanti su 100 che gli faranno fare bella figura all'occorrenza. La burocrazia funziona così. 

E ora, in piena emergenza epidemiologica che si fa? Si rivaluta la lezione in cui il docente spiega e l'alunno ascolta e poi fa domande. Cioè quello che faceva Socrate, nato ad Atene nel 469 circa avanti Cristo.

La lezione  frontale o meglio partecipata in cui il docente, in una videoconferenza, in cui cade la connessione ogni due per tre a te o ai tuoi alunni, a turno, spieghi e loro hanno i microfoni spenti. Poi tu chiedi se hanno domande e loro intervengono.

Oh, miracolo della tecnologia: questo tipo di insegnamento funziona! L'insegnante spiega, l'alunno chiede, l'insegnante risponde! Senza strane parole in inglese per vendere fuffa. Maieutica! 

Se di alunni ne fossero 15 invece di 24 o 31 sai che meraviglie faremmo? 

E se il docente assegna un libro da leggere. E' un cattivo docente?

Aggiungi, caro genitore, che l'età media degli insegnanti italiani  è di 55 anni.  Aggiungi che il burnout connesso alla professione docente è realtà riconosciuta da medici e psicologi, ma non riconosciuta né  tutelata a dovere dalla politica (ammetterlo comporterebbe  dei costi). Aggiungi che il burnout comporta non solo problemi psichiatrici ma anche oncologici. Aggiungi che, vista l'età, tanti docenti in questo momento di emergenza Coronavirus hanno figli lontani e/o genitori  soli e malati e un umore non proprio positivo. Aggiungi che tante famiglie hanno delegato alla scuola doveri propri e che si deve ripetere ai discenti 20 volte quel compito per che giorno è, come va svolto, quali pagine del testo occorre leggere ecc. E che un docente 31 ragazzi a fatica li segue in classe. A distanza è un delirio tra videoconferenza, via WhatsApp, via email. Sei lì a disposizione h24 e ti chiedono quando consegnare il compito alle 23:00 di sabato. E in tutto questo la ministra, come ottimo motivatore, ripete che andrà tutto bene.

La stessa frase che ripetono nei film americani poco prima della fine! 

Sì invece andrà tutto come sempre. Il bravo resterà bravo e il lento resterà lento. A distanza sarà ancora più evidente! 

Ma andrà tutto bene. Non perderanno l'anno.