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5 anni fa in questi giorni veniva lanciata l "Buona Scuola", poi promulgata come legge 107. Il docenti ricordano benissimo mesi di lotte, scioperi, richieste di ascolto, proposte di modifiche e ricordano la sua approvazione con voto di fiducia. E' universalmente riconosciuto anche dallo stesso PD che la riforma non ha prodotto vantaggi ma solo divisioni. Essa ha prodotto anche una protesta corale che alle elezioni del 4 marzo 2018 ha visto i docenti contribuire al tracollo del PD. Un chiaro segnale di dissenso. Nello stesso tempo il M5S proponeva nel programma elettorale l'"abolizione" della 107. Adesso ci si trova di fronte ad una strana alleanza M5S-PD.

Sorvolando sulle motivazioni politiche, ci preme sottolineare che c'è il rischio concreto e paradossale di riconsegnare il ministero nelle stesse mani di chi è stato aspramente criticato per quella riforma, non solo dai docenti ma anche dal M5S. Ma c'è di più. Un ministero consegnato nelle mani del PD non provvederà mai ad adempiere e quanto promesso da M5S in campagna elettorale ovvero allo smantellamento della stessa riforma da loro portata avanti. E' logico pensare che l'istruzione sia il settore in cui i due partiti sono su posizioni diametralmente opposte. Si sono sempre scontrati, hanno registrato lo schieramento dei docenti contro la riforma, quindi non sarebbe normale che il partito di maggioranza relativa come M5S abdichi al cuolo di primo piano sull'istruzione.

I docenti non hanno ancora perdonato quanto successo nel precedente governo, dove per una logica di spartizione dei dicasteri, toccò proprio al MIUR essere governato da chi addirittura aveva in programma la regionalizzazione. Una pessima scelta anche alla luce del fatto che i docenti in massa avevano riposto fiducia nel M5S. 
Noi docenti di Professione Insegnante ci auguriamo che il M5S rifletta su quanto è successo negli ultimi anni, si renda conto che non può sbagliare più e decida di affidare il ministero a un proprio esponente di spicco che ha a cuore le sorti della scuola pubblica unica e di tutti. 
In un sondaggio reso pubblico sul nostro gruppo Professione Insegnante (123.000 membri) a cui hanno partecipato circa 1000 docenti è evidente e chiara la scelta soprattutto generica di affidare il dicastero a chi ha promesso di smantellare la riforma 107 e che stava iniziando a farlo a partire dall'abolizione della chiamata diretta, non andata in porto per via dell'iter parlamentare interrotto a causa della crisi di governo.

Professione Insegnante