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L'ultima beffa della legge 107 riguarda proprio il bonus merito. Quello che stabilisce chi sono i docenti bravi e chi i meno bravi. In questi giorni la maggior parte dei docenti "bravi" ha ricevuto il famoso bonus in prossimità della pausa natalizia. Molti docenti si sono detti delusi per quel che hanno ricevuto.

La troppa disinformazione e la propaganda che ha accompagnato il bonus ha prodotto sicuramente molta delusione. Vediamo come mai da un lordo iniziale di 800 euro alla fine in tasca al docente è arrivato meno della metà.

La prima cosa non detta ma ampiamente prevedibile è il fatto che il bonus va tassato anzi tartassato "senza ulteriori oneri per lo stato". Ciò vuol dire che a monte occorre detrarre i contributi previdenziali per intero ovvero il 33%. Pochi sanno, ad esempio, che la quota detratta dal normale stipendio arriva a circa il 9% ovvero una piccola parte, quella a carico del lavoratore mentre giò lo stato ha già accantonato a monte circa il 24%. Quindi, partendo da ben 800 euro occorre detrarre circa 264 euro di contributi previdenziali. Si arriva a circa 536 euro. A questa cifra occorre detrarre le tasse che per la fascia di reddito raggiunta dai docenti farai dal 27% al 36%. Volendo fare una media a occhio del 30% si arriva a pagare circa 180 euro. Il risultato finale è una cifra che va dai 340 ai 360 euro in base all'aliquota raggiunta. Tutto ciò, ovviamente se si parte da 800 euro. Se, invece, il bonus merito parte da circa 500 euro il premio finale non arriverà a 200 euro netti.

Praticamente la grande differenza tra bravi e meno bravi alla fine si concretizza in 200 euro netti in tasca nella migliore delle ipotesi, neanche un banale caffè per ogni giorno di servizio prestato. Occasione persa da parte di molti docenti per rifiutare la mancetta.