Il momento della valutazione forse è quello già odiato dai docenti. Almeno così è per me e volentieri mi sottrarrei. Tuttavia una delle nostre funzioni è proprio la valutazione e quella di fine anno spesso è tremenda.


Accantonato il discorso sulle medie e sui sei meno meno, che forse lascia il tempo che trova, è indubbio che un punto fisso dovrebbe essere quello di una valutazione squarta gli studenti che tenga conto dei criteri che ad inizio anno ci si era imposti.

la valutazione è spesso l’apoteosi dell’incongruenza tra le griglie di valutazione che spesso restano sulla carta e la necessità di trovare la quadratura del cerchio evitando bocciature e rimandare a settembre (nella scuola secondaria di secondo grado).

Allora accade spesso che seduti in consiglio i docenti stravolgano ciò che hanno scritto sino ad un’ora prima. E i cinque meno meno, diventano cinque, poi sei. Magari i cinque meno meno erano solo di incoraggiamento, per non stressare lo studente e magari nessuna griglia di valutazione avrebbe portato a quel voto.

Accade molto spesso la m metamorfosi del 4 che diventa sei anche di fronte ad un voto di consiglio. Ma ciò che molti perdono di vista è il voto dei bravi. Se i 4 diventano 6, è lecito che i 6 rimangano tali? E’ lecito che gli 8 rimangano tali? Sempre più spesso succede che si sia larghi di manica quando occorre raggiungere una sufficienza e molto stretti nel concedere quel punto in più magari per premiare la bravura di quello studente che per tutto l’anno è stato lì a studiare costantemente.

E allora, quale griglia di valutazione dovrebbe esserci che premi una condotta esemplare, un atteggiamento rispettoso, un fare brillante che vada oltre i freddi numeri e le fredde medie? Come è possibile superare addirittura gli otto meno meno che qualche insegnante scrive pensando che “la perfezione non esiste” quindi il voto massimo mai verrà dato a nessuno dei suoi studenti?

Certo è che la valutazione sia uno dei momenti più difficili e spesso nel preoccuparsi degli studenti cosiddetti più “difficili” si perde di vista la necessità di prendersi cura anche dei “bravi” che da un lato sono “il nostro orgoglio” ma dall’altro dopo aver “perso tempo” a “salvare” i difficili, rimangono con quei voti usciti dalle fredde medie.

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