la nuova riforma prende critiche da ogni parte, adesso in discussione in consiglio dei ministri. I partiti per primi criticano ciò che è solo nella mente di Bianchi. Per la precisione Bianchi interpreta il volere di Gavosto, direttore di Fondazione Agnelli che al momento risulta l’unico che si schiera a favore della riforma.


“Lo vuole l’Europa” ed “E’ da includere nel PNRR”, sono le principali scuse che non trovano riscontro. Per la verità la UE ha chiesto al nostro Paese un piano di reclutamento che dia stabilità al sistema di istruzione che come sappiamo ormai da oltre 10 anni non riesce a garantire un meccanismo di turn over valido.

Decine di migliaia di posti rimasti vacanti, incapacità di creare nuovi corsi di abilitazione, difficoltà sotto gli occhi di tutti hanno consegnato al Paese un corpo docente precarizzato come forse non si vedeva da anni.

E così, il pacchetto di proposte che include il percorso di reclutamento in ben 8 tappe (è più facile diventare Ministro che essere assunti a scuola, a quanto pare) include anche la formazione obbligatoria e il legame con gli scatti stipendiali.

Secondo la bozza presentata da Bianchi addirittura il percorso dovrebbe essere organizzato in 5 gradi, ognuno di ben 5 anni (tranne il primo che dura 4 anni) alla fine di ognuno dei quali ci sarà una “verifica finale”. Ma non basta per avere lo scatto desiderato. Per essere bravi e meritevoli prof. infatti occorre una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono al percorso di formazione e aggiornamento”.

Praticamente l’insegnante sarà meritevole di aumento di stipendio solo se gli studenti migliorano i loro risultati. E chi valuterà i risultati degli studenti? Semplice: l’odiosissima Invalsi.

Già immaginiamo cosa accadrà se questa riforma dovesse essere approvata. Gli insegnanti correranno a formarsi accumulando titoli di dubbia validità, poi verranno valutati da “mega direttori galattici” che visionando cosa avranno fatto nel frattempo i loro studenti alle invalsi, potranno decidere se elargire il magro aumento o se rispedire l’insegnante a scuola con lo stipendio di sempre.

La proposta di Bianchi non piace alla Lega, che la ritiene irricevibile. Non piace al PD che chiede una discussione in parlamento, non piace al M5S che chiede una discussione in Parlamento e la modifica di molti punti importanti. Ma Bianchi tira dritto, addirittura ipotizza che nelle prossime settimane possa essere pubblicata in Gazzetta ufficiale.

Canta vittoria Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli che va predicando da anni un modello incentrato sulla formazione perenne che sia obbligatoria ma non obblighi, in modo da evitare l’inghippo della partecipazione in orario di servizio oltre ai costi che, occorre dirlo, saranno a carico dell’insegnante.

Speriamo qualcuno lo fermi ma cominciamo ad aver paura di ritrovarci col peggior Ministro della storia della Repubblica.

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