Sembra un mantra, una continua ripetizione che la ministra Azzolina, appoggiata incondizionatamente dal Premier Conte, recita ogni giorno, ogni ora, ogni minuto di questo periodo di festività.


Non bastano i pessimi dati sui contagi e sui decessi, non bastano i dati sugli indici di contagio e sulle percentuali di positività dei tamponi ormai fuori controllo, non bastano neanche le pessime notizie riguardo alcune varianti del virus che si ritiene essere maggiormente contagiose proprio tra soggetti in età scolare. Niente di tutto questo basta a frenare l’idea o instillare il dubbio che aprire le scuole il 7 gennaio sia un autentico suicidio.

Abbiamo vissuto le festività in un clima da lockdown apparente. Chiunque ha visto in giro normale attività, pochi i controlli, tante le mega feste sgamate di cui abbiamo notizia. Ci si aspetta una ulteriore impennata di contagi come se i numeri di questi giorni fossero banali. Ma prima ancora che i contagi spaventano i numeri sulle terapie intensive di nuovo in aumento e sulla percentuale di positività che di certo è ben più alta di quello che viene dichiarato se si considera che non tutti i tamponi vengono fatti per trovare soggetti positivi. Molti vengono usati per chiudere il periodo di quarantena dichiarando il paziente eventualmente negativo. Se si tiene conto, quindi, dei soli tamponi usati per individuare i nuovi soggetti positivi, l’indice è destinato a salire.

Germania e Gran Bretagna, cauti, chiudono tutte le scuole mentre l’Italia che fa? E’ allo sbando. Il comitato tecnico scientifico se ne lava le mani, alcuni epidemiologi come Galli chiedono prudenza. Solo la ministra Azzolina “canta” vittoria e porta avanti sempre lo stesso mantra: la scuola va riaperta, costi quel che costi.

Le regioni si smarcano e dopo un primo incontro prima delle feste, in cui hanno dichiarato apertamente che avrebbero sciolto il nodo dei trasporti, adesso non riescono a trovare alcuna soluzione nel panettone indigesto. Quindi cosa fanno? Prendono le distanze. Il Veneto dice chiaramente che aprire è da irresponsabili, la Campania apre ma con 2 settimane di ritardo, il Lazio per bocca dei responsabili della Sanità si mostra scettico. La Puglia se ne lava le mani: chiede alle famiglie cosa preferiscono mentre i docenti non sono mai interpellati.

Professione Insegnante ha avviato una petizione in chi chiede di sospendere la riapertura dei locali delle scuole spostando tutto in DAD come in tempi di lockdown. In 24 ore la petizione ha raccolto 10.000 firme e continua a circolare.

Eccovi il link diretto alla petizione

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