Leggendo il testo del decreto legge sulla cosiddetta “riforma del reclutamento e della formazione” si trovano tante chicche interessanti, alcune delle quali inedite, altre addirittura mai dette dal Ministro Bianchi ma scritte.


Bianchi passerà alla storia come il Ministro più bugiardo che dice una cosa ai tavoli di confronto con Sindacati e partiti ma ne scrive un’altra. Mai nessun ministro sino ad ora era riuscito a tanto, neanche Gelmini che mostrava e sbatteva in faccia agli insegnanti una pessima riforma che scritta o “cantata” in TV era sempre pessima.

Andiamo per ordine e vediamo uno dei lati più raccapriccianti della riforma: il reclutamento.

Per Bianchi il reclutamento sarà una corsa ad ostacoli. Infatti già è difficile capire cosa intende fare leggendo il testo continuamente rimaneggiato anche nottetempo. Se le cose stanno come quelle che ho letto ieri, il reclutamento passa attraverso un percorso di formazione di 60 CFU ( equivalenti ad un intero anno accademico) durante i quali l’aspirante docente laureando si forma su come si insegna. Fin qui non ci sarebbe nulla di male visto che questo percorso sarebbe integrato nel percorso di laurea specialistica. Alla fine dei 60 CFU l’aspirante docente rimane tale e quale, non è abilitato ma non è come un ” normale laureato”. Quindi per potersi dire abilitato dovrà affrontare un concorso. Con i 60 CFU al massimo può fare supplenze ma non si può dire che sia abilitato all’insegnamento.

Cosa accade a chi invece è laureato? I laureati che si avviano all’insegnamento sono circa 200mila, tanti ne ha fatti accumulare “grazie” ad un sistema di reclutamento pessimo degli anni scorsi. Questi hanno già ottenuto i famosi 24 CFU. Cosa sono? Se voglio essere cattivo con le parole sono una “tangente” pagata agli enti di formazione accreditati perchè alla fine pochi sanno cosa ci sia dentro questi famosi 24 CFU. Sanno solo che hanno sborsato fior di quattrini.

Quindi? Adesso Bianchi dice che i 24 CFU non bastano, ce ne vogliono 60. Un bel modo per farli imbestialire. Ma niente panico. Ciò che dice il Ministro sarà realizzabile quando le università potranno avviare questi percorsi. E adesso?

Adesso “basta laurearsi”, poi seguire un corso di formazione per 30 CFU. Con queste due cose non sei abilitato, sei solo pronto per affrontare un concorso. Se lo vinci, ti viene dato un contratto part time, segui altri 30 CFU di formazione, segue la prova di abilitazione. Finito? No. Devi adesso affrontare l’anno di prova. Solo se superi questo gradino entri di ruolo.

Insomma un percorso tortuoso e contraddittorio, pieno di incognite. Ad esempio non è chiaro cosa succede a chi ha già acquisito 24 CFU, chi ha 3 anni di servizio e via dicendo. Insomma Bianchi passa dai concorsi a cui accedono tutti senza alcuna abilitazione a un percorso ad ostacoli che farà cambiare idea a tanti aspiranti insegnanti.

L’unica cosa chiara è che i crediti formativi verranno erogati sempre da enti di formazione accreditati, quindi scatole vuole di contenuto e tanti soldi per gli aspiranti insegnanti.

Veniamo alla formazione continua.

La formazione continua secondo Bianchi dovrà essere come quel diavolo che all’inferno ti insegue col forcone sino a quando andrai in pensione. Non potrai più liberartene. E sarebbe un bene se potessi farla a tuo piacimento, seguendo corsi che ti vengono proposti dal sistema e in orario di servizio.

La formazione perenne è uno strano GIOCO DELLE TRE CARTE. Bianchi inizia dicendoti che devi formarti. “Devi”, vuol dire che ci pensa il sistema a proporti formazione in orario di servizio, secondo il comma 124 dell’art 1 della legge 107 tanto odiata. Questa formazione non basta. Non è sufficiente a rompere i cabbasisi ai poveri insegnanti. Il percorso si inerpica in una serie di cicli della durata di 5 anni (il primo dura 4 anni…) ognuno dei quali culmina in una fase di esaminazione presso scuola superiore della formazione del Ministero, che ancora va istituita.

Praticamente l’insegnante accede a dei corsi a proprie spese e durante le ore non in servizio, visto che il percorso è a sua discrezione. Alla fine di questi corsi, sempre erogati da enti certificati dal ministero, il docente verrà valutato in base ad una relazione che scriverà. Questa relazione scritta da un milione di insegnanti l’anno (tanti sono i docenti di ruolo), verrà valutata ai piani alti presso l’ente non meglio identificato.

In caso di accoglimento con esito positivo, l’insegnante viene graduato con una pacca sulla spalla. Viene c’è stabilito che risulta meritevole di uno “scatto stipendiale”. Ovviamente non riceverà lo scatto dal giorno dopo, no. Occorre che il docente graduato faccia domanda presso la propria scuola, la quale fornita di comitato di valutazione (altrimenti definito vomitato di valutazione) possa giudicare ancora una volta se il graduato merita o no lo scatto. Perchè? Perchè l’idea di Bianchi è quella di “premiare” il 50% e non tutti. Credetemi, c’è scritto proprio così. Su due insegnanti che fanno domanda, dopo essere stati formati, uno riceve lo scatto l’altro no.

Ma a quanto ammonta questo famoso scatto? Non è scritto. Quali sono le somme stanziate per questi scatti? Sono strutturali? Da qualche parte Bianchi si lascia scappare che dipende dalla legge di bilancio, quindi anno dopo anno possono cambiare e qua e là va scrivendo la famosa frase “nei limiti delle risorse disponibili”. Che sta bene su tutto.

Quindi una volta percepita la mancetta dello scatto, non è chiaro se questa sarà continuativa o meno. Insomma, pare che il bonus merito abolito, stia entrando dalla finestra.

Bianchi riesce laddove non aveva osato nessuno: proporre la formazione “facoltativa” in orario extra servizio, a tue spese e con una eventuale promessa di scatto stipendiale non meglio identificato che arriva a un docente su due, così, random, a sorte. La precisione con cui si enuncia il percorso formativo svanisce quando si parla dell’aspetto economico.

Nel frattempo gli enti di formazione scaldano i motori e si preparano ad una pioggia di miliardi di euro provenienti dalle tasche degli insegnanti, i quali magari scommettono 100 per riuscire ad avere un guadagno di 50.

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