Sembrava fosse tramontata la tecnica del rimandare ad altro governo una scelta sbandierata in campagna elettorale eppure ci risiamo: una rappresentante dei cittadini, eletta nel 2018, dichiara che le classi pollaio verranno ridotte nel 2027, ovvero 9 anni dopo l’inizio del suo mandato, ben oltre la fine della legislatura. Eppure nei programmi del suo movimento l’abolizione delle classi pollaio era la prima di un lungo elenco di proposte, come anche l’abolizione della legge 107.


L’onorevole Azzolina parla di riduzione delle classi pollaio nate con la riforma Gelmini, parla anche di abolizione della chiamata diretta (mai abolita ma sempre bypassata per contrattazione sindacale) ma governa con tutti e due i partiti protagonisti delle due riforme.

“L’abolizione delle classi pollaio nel 2027 porrà fine alle storture della riforma Gelmini del 2008”, è una frase irricevibile, un arco temporale allucinante. Nel 2027 quella fantomatica “abolizione” vedrà diplomati i nati nel 2008.

Adesso passiamo alle “motivazioni” che stanno dentro a questa “abolizione”. Scordatevi che dipendano dalle maggiori spese, quel famoso rapporto tra PIL e spesa per l’istruzione. Le motivazioni sono semplici: ci saranno meno iscritti a a scuola a causa del calo delle nascite, e le classi pollaio scompariranno.

Da Marte per il momento è tutto, alla prossima riforma datata 2030…

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