Leggendo un valido articolo abbastanza approfondito apparso su micromega (https://www.micromega.net/chi-detta-legge-nella-scuola-italiana/), mi sono reso conto di quanto il futuro della scuola sia affidato a studi di alcune fondazioni sono finanziate sempre dal mondo delle imprese e soprattutto dell’economia, banche grandi imprese associazioni di imprese, che mettono su una fondazione con l’interesse non meglio precisato di di occuparsi di scuola.


Allora io mi sono chiesto come mai ci sono così tante associazioni e fondazioni come TREELLLE, fondazione Agnelli e altre che senza avere alcun tipo di rapporto diretto con colori quali si occupano di scuola e  senza avere contatti con dirigenti scolastici, con insegnanti o con personale della scuola, si permettono il lusso di portare avanti degli studi e persino delle proposte sulla scuola. Mi sono anche chiesto per quale vantaggio diretto siano così interessati, perché in effetti la cultura del profitto tipica del mondo delle imprese non mi consente di pensare a quale vantaggio esse debbano trarre da una scuola migliore e da una cultura umanistica eventualmente cambiata o riformata.

Unica eccezione: l’Associazione Nazionale Presidi che non perde occasione per fare delle proposte mascherate da riforme per la scuola che poi si rivelano funzionali solamente al rafforzamento della leadership del dirigente scolastico nella scuola dell’autonomia. Basti pensare alla chiamata diretta che ufficialmente mira a “selezionare” i migliori insegnanti per la scuola (cosa di pertinenza del ministero e dei concorsi che vengono via via banditi) e dall’altro si capisce essere alla fine un rafforzamento ulteriore della leadership al fine di gestire l’istituzione scolastica in modo dispotico.

E ad un certo punto mi sono guardato dentro, all’interno della categoria degli insegnanti, un esercito di 800.000 insegnanti di ruolo più almeno altri 200 mila precari un milione di persone che ogni anno finanziano i sindacati per un totale di circa 65 milioni di euro.

Io ho effettivamente fatto delle ricerche per capire quanti e quali sindacati abbiano fatto proposte didattiche sulla scuola, proposte sugli ordinamenti, proposte che siano nell’interesse degli studenti. Non ne ho trovate. Ho letto solo studi di treelle, fondazione agnelli e via discorrendo. Studi ai quali non si contrappone nulla.

E sto cercando di capire Ho fatto delle ricerche, senza successo, per vedere se ci sono per caso degli studi da parte delle organizzazioni sindacali che valutino l’attuale stato della scuola italiana e propongano riforme sul piano didattico. Non ne ho trovati. Ho sempre trovato sindacati che si oppongono, giustamente,  a varie riforme e proposte di riforma ma non hanno in tasca una alternativa.

Le organizzazioni sindacali rappresentano e non bene lo status di lavoratore per il dipendente della scuola, non sono mai entrati nel merito della didattica e delle proposte di cambiamento sul piano organizzativo e didattico. E’ questo forse il vero vulnus del sindacato che rappresenta i lavoratori della cultura. Ed è forse anche questo il motivo per cui la scuola è il comparto meno sindacalizzato. Negli anni il sindacato si è ridotto a CAF, sportello, ufficio per la dichiarazione dei redditi, compilazione domande per la pensione o per la mobilità. Ultimamente ha persino perso il proprio potere contrattuale consentendo ai vari ministri di propinare qualsiasi rinnovo quasi senza resistenza alcuna. 

Ma come è possibile che un comparto così interessante e importante come quello della scuola non veda reali proposte innovative formulate dagli stessi insegnanti? Come si è arrivati al punto tale che fondazioni che non mettono mai piede a scuola e lavorano solo sui numeri delle invalsi, possano fornire a Ministri e Presidenti di Consiglio le ricette per migliorare la scuola? E’ accaduto ad esempio, nel primo discorso formulato da Draghi al senato ai tempi del suo insediamento nell’attuale governo. Chiedere il voto per portare avanti riforme sulla scuola e pronunciare intere frasi esattamente così come formulate dalla Fondazione Agnelli. 

E’ forse questa la chiara dimostrazione del fatto che un milione di insegnanti che lavorano a scuola non hanno voce per nulla. Non hanno voce per dire cosa non va a scuola e cosa potrebbe essere migliorato, non hanno voce per dire che percepiscono uno stipendio da fame, non hanno voce per dire che la scuola è piena di burocrazia insostenibile e insopportabile. 

Ma la scuola, quella vera, è quella vissuta da studenti e insegnanti, non quella vista attraverso il buco della serratura delle Invalsi o di improbabili test dal valore più o meno attendibile. La scuola vera la vedono e la vivono insegnanti, studenti, dirigenti e tutto il personale. Nessuna di queste categorie di persone ha parte attiva nelle proposte, nessuna di queste persone (ad eccezione di qualche dirigente) viene ascoltata 

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