Classi pollaio, la Ministra Azzolina si è sempre opposta alle classi pollaio. Ora però non ne parla più. Il suo silenzio, ma sopratutto la sua inazione preoccupa, ipotizzando uno scenario molto preoccupante.


Classi pollaio, la Ministra Azzolina chiedeva l’abolizione

Classi pollaio, la Ministra Azzolina, prima di essere un politico è un insegnante (Dirigente Scolastico in pectore). La sua esperienza personale ha favorito una netta opposizione alla iattura pedagogica voluta dal duo Gelmini-Tremonti (2008-2009). In diverse interviste ha sempre manifestato un forte dissenso verso il sovraffollamento delle classi.  Soluzione organizzativa che disattende l’articolo 3 comma 2 della nostra Costituzione che impegna la Repubblica a rimuovere “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Le classi pollaio invece, costituiscono un palese ostacolo creato dalla Repubblica, confermato da diverse sentenze di tribunali amministrativi (Molise, Sicilia, Campania…) e del Consiglio di Stato (2011). Purtroppo queste nel nostro ordinamento giuridico non hanno alcuna valenza legislativa.

L’impegno della Ministra Azzolina ha avuto come suo culmine la Proposta di legge (5 luglio 2018) che presenta lei come prima firma.

Classi pollaio e le decisioni degli Usr

L’emergenza sanitaria rappresenta la migliore condizione per la loro abrogazione. Come ha dichiarato la Ministra Azzolina: “ora tutti si rendono contro che le classi pollaio sono un problema!”

Rappresentano un nodo anche in prospettiva di una eventuale suddivisione della classe. in piccoli gruppi, come ipotizzato dal Comitato tecnico scientifico (Cts)

Non deve gridare allo scandalo la decisione di alcuni Usr di formare classi pollaio. Il loro compito non è legiferare contra legem, bensì amministrare e applicare la normativa vigente.  Su Tecnicadellalscuola.it si legge: “A Roma, ad esempio, in una scuola secondaria superiore, l’Ufficio scolastico per il prossimo anno scolastico ha unito due classi intermedie dell’istituto, rispettivamente con 18 e 16 alunni ciascuna, creandone una unica da ben 34 studenti… Al Liceo Scientifico Statale Luciano Laurana di Urbino, scrive Bravi, vi sarebbe “l’intenzione di concedere soltanto 5 classi, anziché 6: scelta che comporterebbe una classe con ben 32 ragazzi, tra cui un portatore di handicap”.Una situazione simile è al “Liceo classico, della stessa città, che rischia di avere una prima con 33 alunni e dunque studenti da reindirizzare”.

La Ministra Lucia Azzolina sembra aver dimenticato la sua battaglia

La Ministra qualcosa ha fatto. Ma i 55 milioni stanziati nel decreto Milleproroghe, distribuiti in tre anni,approvato a inizio anno non sono sufficienti ad abbattere il mostro pedagogico che in modo significativo contribuì al prelievo forzoso di 8 miliardi di € (2008).

Non si comprende, ora lo strano silenzio della Ministra Azzolina. Non ne parla più. Soprattutto non si comprende la scelta di non presentare una legge abrogativa ad hoc. L’unico motivo plausibile è che il ritorno a classi pedagogiche di 15 alunni per classe (U. Galimberti) ha un costo enorme. La proposta di legge stimava una cifra superiore ai 5 miliardi (art. 1 comma 2) per tornare a sperimentare la pedagogia nelle aule. Lo stesso Presidente Conte ha dichiarato “il rientro a scuola avrà costi ingenti”.

Da qui l’ipotetica decisione di risparmiare dove è possibile. La conferma delle classi pollaio risponde a quest’obiettivo. Stessa lettura deve essere data alla relazione del Comitato tecnico scientifico che demanda alle scuole l’impegno di trovare soluzioni anche nel territorio (biblioteche, teatri, musei…). La decisione di lasciare alle scuole questo impegno rimanda a un arretramento dello Stato, il quale spera di non dover investire troppo  per la riapertura.

Purtroppo la presenza di classi numerose comporterà due-tre turni giornalieri e questo sarà economicamente insostenibile. A questo punto si aprirà lo scenario della didattica mista (soluzione migliore). In alternativa il proseguimento della Dad come unica modalità di lavoro. In quest’ultimo caso si darebbe un colpo mortale alla scuola!

                                                                                                              Gianfranco Scialpi

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