5 Marzo 2020: impossibile dimenticare questa fatidica data. Fa ancora male e riapre ferite trasformate in cicatrici indelebili, come una guerra vera a cui si sopravvive in molti, ma con morti e feriti, nell’anima e nel corpo. Tutti abbiamo sperimentato la.sofferenza e il sacrificio, nessuno escluso, neanche i bambini. Improvvisamente, dopo qualche giorno di allarme per “strani” contagi che causavano “strane”polmoniti e difficoltà respiratorie serie, appare un acronimo nuovo: DPCM, un decreto perentorio a cui tutta l’Italia doveva ubbidire.


Il primo di una lunghissima serie, che impone la chiusura di tutte le scuole, le attività commerciali non primarie, assembramenti e riunioni di ogni tipo. Allibiti e scioccati, quando non direttamente colpiti dai contagi, ci chiedevamo tutti “e ora?? Cosa succederà?” Comincia a diffondersi un mantra di cui fare tesoro #iorestoacasa, comincia la paura, che diventa terrore non appena si diffondono quelle immagini in tv: pochi giorni dopo il primo DPCM, il Premier Conte “chiude” la Lombardia, (cosi si diceva), la regione più colpita dal virus, quella dove tutto ha inizio, impedendo agli abitanti di spostarsi verso altre regioni.

Ma una fuga di notizie prima che il decreto venga applicato, entro la mezzanotte, fa scattare la paura di rimanere intrappolati e di non risucire più a vedere figli, genitori e parenti, residenti altrove. Scene da film, da incubo , che non dimenticheremo più, la fuga, anche in pigiama, di migliaia di lombardi verso il Sud, scene che non ci appartengono e che ci tengono incollati alla tv, increduli tutti.

Da quel momento si susseguono altre immagini, sempre piu drammatiche, file di camionette militari, che trasportano cadaveri da cremare, perché non bastano più i cimiteri, e le sale mortuarie per ospitarli. Abbiamo tutti pianto, ci siamo disperati per lo schiacciante senso d impotenza, troppe famiglie hanno perso cari e amici, ma erano i nonni a pagare un prezzo esorbitante e a morire da soli, senza più poter salutare un figlio o un nipote. Dolore infinito, sofferenza indicibile, conta dei morti e dei contagi ogni giorno, curve che salgono esponenzialmente e s’impennano . dettagli sempre più terrificanti, e noi tutti impotenti , paralizzati e indifesi. Le uniche difese erano le mascherine, i gel disinfettanti, le visiere, i guanti, per i quali si scatena una caccia assurda, perchè era difficilissimo trovarne. Abbiamo imparato moltissime cose, alcune brutte come la parola ” lockdown”, i saluti col gomito, il rinunciare a baci e abbracci, il vedersi via telefono coi familiari, il doversi lavare le mani continuamente e il disinfettare ogni superficie con cui si veniva in contatto . E alcune funzionali, utili anche oggi, soprattutto noi docenti, che, costretti alla Dad, abbiamo dovuto fare i conti col mondo digitale, anche i più ageè e i più ostinati a non volerne far uso. Oggi siamo tutti più capaci e piu veloci di 3 anni fa a collegarci per un meeting online, ma non abbiamo purtroppo perso l’abitudine di far polemica, di litigare e creare conflitti inutili, anche se abbiamo sperimentato il peggio. Una delle cose più tristi da ammettere, è l’attitudine umana di inventare e alimentare polemiche anche davanti ai morti e alle tragedie, come la pandemia che ha colpito tutto il mondo.

Non era ancora neanche iniziata la campagna vaccinale, una conquista che per tutti sembrava la salvezza, la soluzione al gravissimo problema che ci stava decimando impietosamente, e già si susseguivano infinite polemiche, addirittura scontri, nuovi gruppi e partiti di “negazionisti ” e di “no vax”, perché l’essere umano è fatto cosi, se trovi una soluzione, questa lo sarà solo per alcuni, per altri invece sarà un problema e un modo di prevaricare e imporre la propria legge.

Così l’umanità da sempre si divide, Cerchi e Donati, bianchi e neri, destra e sinistra, pro e contro qualcosa o qualcuno, e i problemi rimangono sempre li, irrisolti e rimandati, o risolti male. Chiediamoci piuttosto, se dovesse ricapitare qualcosa di simile, o anche di diverso, ma pur sempre qualcosa di grave, avremmo imparato qualcosa da quest’esperienza drammatica, che ci ha segnato per l ‘eternità, o invece saremmo sepolti all’infinito da sterili e dannose polemiche? Riusciremmo a salvarci o saremmo destinati davvero all’estinzione?

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Professione Insegnante ha bisogno di te

Vuoi darci una mano? Puoi aiutarci in due modi:

Sottoscrivendo un tesseramento con Professione Insegnante cliccando sull’immagine sottostante. potrai scoprire i nostri servizi e le nostre consulenze a tutela della professione insegnante.

Oppure donandoci un caffè per mantenere il nostro sito e i servizi agli insegnanti sempre aggiornati.
Puoi donare con qualsiasi carta di credito, anche 2 euro ci potranno aiutare.


Abbiamo bisogno di te


Non sei ancora socio?
scopri cosa puoi fare in PI

This will close in 20 seconds