Ciò a cui stiamo assistendo nella prima settimana di attività del neo ministro Bianchi ha qualcosa di paradossale e unico nel suo genere.


Mentre infuria la diatriba sulle scuole aperte in estate, esse pare che non possano stare aperte per ospitare le prove scritte degli esami di Stato.

Da calendario gli esami dovrebbero partire il 16 giugno, ovvero fra ben 4 mesi ma sin da adesso il ministro Bianchi non riesce a prendere sonno pensando agli esami di Stato. Non la notte prima ma ben 120 notti prima la faccenda toglie il sonno al punto tale che in una intervista al Corriere, il ministro afferma di voler eliminare le prove scritte.

Quindi niente estrazione delle materie per le seconde prove scritte, niente prova di Italiano, molto pericoloso mettere i banchi lungo i corridoi o nelle palestre anche a distanza di 4 metri.

Meno pericoloso forse è tenere negli stessi giorni gli studenti nelle piccole aule anche sino al 30 giugno.

E’ qui che si riscontra un paradosso dei paradossi. Se da un lato si ritiene di voler recuperare gli apprendimenti degli studenti anche mentre si svolgono gli esami di stato per le classi terminali, dall’altro si usano due pesi e due misure per la sicurezza.

Infine il meraviglioso capitolo delle Invalsi. Quelle fanno fatte sempre, in ogni situazione, costi quel che costi. Fatte salve le considerazioni sulla validità di queste prove, forse il ministro dimentica che svolgerle nei laboratori senza opportuno distanziamento e in condizioni di scarsa sicurezza forse non sia davvero il caso.

Io credo che le priorità del Ministro dovrebbero essere ben altre, ad esempio dovrebbe assicurarsi che tutti i docenti vengano vaccinati nel più breve tempo possibile. Oppure accelerare le vaccinazioni per i docenti fragili, quelli che rischiano ogni giorno la vita immersi nelle classi pollaio anche con due o tre mascherine.

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