"All'illusione botanica [per cui uno studente è una 'vite storta' da raddrizzare] si è sostituita quella tecnologico-cognitivista: morte dei libri, informatizzazione degli strumenti didattici, esaltazione delle metodologie dell'apprendimento, accanimento valutativo, burocratizzazione fatale della funzione dell'insegnante che deve sempre più rispondere alle esigenze dell'istituzione e non a quella degli allievi, declino dell'ora di lezione" (Massimo Recalcati, L'ora di lezione, Torino, Einaudi, 2014, p.89).

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“Chi non sbaglia non vive”. E Loredana, che ha sbagliato tanto, sente che deve ancora viversela la sua vera vita, quella che lei definisce “una vita vista mare”. La protagonista di questo romanzo, dal sapore agrodolce ma verace, dai toni raffinati pur se intorbiditi dall’alone sonnolento e “gossiparo” che avvolge il paesino pugliese in cui prende vita, sa che, all’età di 55 anni, è ancora a credito di amore e di emozioni.

E l’autore, nuovo Picasso con tanto di pennello e tavolozza, ce la dipinge con tratti così nitidi, che tutte noi lettrici riusciamo a scorgerne parti che ci appartengono, da bambine, ragazze e donne. Loredana siamo un po' tutte noi, intrappolate tra doveri che ci fagocitano la vita pian piano, ma sempre in attesa di uno tsunami emotivo che improvvisamente la ribalti a nostro favore.

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Mai come in questi giorni difficili si è sentito parlare del Decameron, il capolavoro di Giovanni Boccaccio. Anche nelle scuole questo libro sembra aver acquisito una drammatica attualità; io stesso ne ho parlato più volte nelle mie classi. La vicenda è nota: in una Firenze sconvolta dall’epidemia di peste che, alla metà del Trecento, sta devastando l’Europa, un gruppo di dieci giovani, sette ragazze e tre ragazzi, decide di abbandonare la città e di rifugiarsi in una villa in campagna per sfuggire al contagio. Lì, per far passare il tempo, i giovani si dedicano ai racconti (o ‘novelle’): ogni giorno ognuno di loro dovrà narrare una storia su un argomento scelto da colui o colei che, a turno, ‘regna’ su quella giornata.

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Consiglierei a tutti di leggere lo strepitoso libro di Roberto Contu, Insegnanti (il più e il meglio), Perugia, Aguaplano, 2019, capace di mostrare attraverso il racconto della vita in classe e con uno stile brillante - privo del grigiore burocratico del didattichese - come una solida consapevolezza culturale possa tradursi in attività didattica appassionante, concreta ed efficace. Lì leggo, tra mille altre cose: "Sono convinto che l'insegnante sia per definizione un essere che accetta di passare la vita a studiare ininterrottamente e in modo forsennato".

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Il dott. Alessandro Zammarelli ha iniziato a rispondere per la rivista on line Professione insegnante a domande su tematiche psicologiche in ambito scolastico. Le domande vanno inoltrate al seguente indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., hppt://www.psycoanaliticamente.com. In questo caso, l'importanza della tematica ha portato l'autore a scrivere un vero e proprio saggio psicoanalitico, nel quale gli addetti ai lavori possono trovare una ricca serie di riferimenti bibliografici. Per le persone che non hanno una preparazione specifica, questa può rappresentare l'occasione - sia pure impegnativa - per avvicinarsi alle grandi questioni del dibattito psicoanalitico e per riflettere sulle dinamiche che portano alla violenza.

Perché sono sempre più frequenti le esplosioni di rabbia e di violenza dei giovani, anche contro gli insegnanti? È terribile sentire notizie su giovanissimi che, senza nessun rimorso e nessun senso di colpa, senza motivi apparenti, compiono degli atti spaventosi, fino uccidere delle persone che non gli hanno fatto niente…”. Maria M. - Torino

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Da diversi anni a questa parte, al ritorno da qualunque periodo di pausa (estiva, natalizia, pasquale), anziché chiedere agli studenti di scrivere un 'diario delle vacanze' (che si risolve nell'inevitabile "lunedì siamo andati a pranzo da zia, martedì a cena da nonna..."), chiedo di descrivere cinque esperienze culturali significative vissute durante quei giorni. Le 'esperienze culturali significative', spiego ogni volta, possono essere di tanti tipi: la lettura di un libro, di un racconto, di una poesia, di un fumetto, di un articolo particolarmente interessante, la visione di un film o di un documentario, l'ascolto di una canzone, un viaggio in un posto nuovo o la scoperta di un luogo che non si conosceva nella propria città o nel proprio quartiere, un discorso da cui si è imparato qualcosa (anche nel senso del confronto intergenerazionale: il nonno che racconta gli anni '60, il bisnonno che ricorda la guerra...), un incontro, dei pensieri e delle riflessioni che ci sono venuti in mente...

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http://www.professioneinsegnante.it/index.php/news/754-insulti-e-volgarita-sessiste-alle-maestre

Lettera aperta al dr. Maurizio Costanzo

Conduttore della trasmissione “Strada Facendo” su Isoradio con Carlotta Quadri

E p.c.

Ministero Pubblica Istruzione

Sindacati Scuola

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Gruppi Parlamentari

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FNSI

 

Oggetto: Esternazioni e volgarità nella trasmissione “Strada facendo” del 29.01.20 Isoradio

 

Egregio dottor Costanzo,

sono un medico che si occupa da 30 anni delle malattie professionali degli insegnanti, nonché della loro usura psicofisica per un lavoro socialmente non riconosciuto e sottopagato (siamo ultimi nella UE).

Dal 2014 mi interesso anche dei “Presunti Maltrattamenti a scuola” (PMS) degli alunni per capire se questo fenomeno è dovuto alle riforme previdenziali che costringono esauste maestre-nonne a restare in classe o ad altre questioni come un’indole perversa. Proprio il 28 gennaio u.s. ho presentato a Montecitorio in conferenza stampa, grazie al sindacato SNALS, i risultati dell’indagine 2014-2016 (https://www.orizzontescuola.it/presunti-maltrattamenti-a-scuola-aumentano-di-14-volte-in-6-anni-legame-con-eta-docenti-soluzione-e-nel-dirigente-lo-studio/?fbclid=IwAR1HjRp38g6Zn1yY2TK_I1id-g3FlvlXH_KMW1D5OWO5-cw7ei28uOzdm-8) che sono sorprendenti e sintetizzo.

• L’Italia è l’unico Paese occidentale a far registrare questo fenomeno. È pur vero che siamo il Paese dei Rignano Flaminio, della Val d’Enza e di Bibbiano, ove diamo per oro colato il racconto di bambini prescolarizzati, ma una ragione ci deve pur essere, a meno che le maestre-streghe non si trovino solo in Italia.

• I metodi d’indagine presentano numerose perplessità e l’intervento non è mai tempestivo (occorrono mesi per fermare una maestra potenzialmente violenta) a differenza di quello attuabile dal dirigente scolastico che viene però cortocircuitato dall’Autorità Giudiziaria.

• L’età anagrafica media delle maestre inquisite è di 56,4 anni mentre l’anzianità di servizio di 33: ciò porta a escludere un problema di eventuale “indole malvagia” (che si sarebbe manifestata fin da inizio carriera), inducendoci piuttosto a focalizzarci sull’esaurimento psicofisico del corpo docente femminile (superiore al 95% nella Scuola dell’Infanzia e Primaria) più anziano d’Europa.

Tutto ciò premesso, non posso restare in silenzio di fronte a chiunque profferisca volgarità, banalità e luoghi comuni sessisti a carico di donne, lavoratrici che si trovano obtorto collo a dover giustificare il loro comportamento professionale.

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Non si può restare immobili di fronte alle offese di chi poco o nulla sa di scuola e offende maestre, lavoratrici, donne, madri e nonne con le più oscene delle volgarità da una emittente pubblica. Questo è avvenuto mercoledì 29 gennaio tra le 11 e le 12 nella trasmissione "Strada facendo" su ISORADIO condotta da un Maurizio Costanzo inascoltabile e una imbarazzatissima Carlotta Quadri che non riusciva ad arrestare il profluvio di volgarità del famoso giornalista.

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Il 30 novembre 1979 veniva pubblicato "the wall", forse il manifesto dei Pink Floyd che rappresenta anche il culmine della loro carriera. A differenza di quanti molti pensano, the wall non è per nulla riferito al muro di Berlino. Forse il riferimento agli anni della seconda guerra mondiale induce a questa riflessione quasi scontata ma il muro descritto nell'opera è ben più particolare e attualeed è dentro ogni indiduo. Un muro fatto di incomprensioni, isolamento, depressioone, solitudine. Un muro che si è ulteriormente irrobustito nella società comsumistica, globalizzata e iperconnessa dove gli esseri umani comunicano senza più l'uso del loro corpo. C'è un altro significato del muro descritto proprio nel brano più conosciuto "another brick in the wall part 2", è il muro fatto di mattoni tutti uguali. Quei mattoni costruiti da una società in cui la scuola viene declinata come catena di montaggio che sforna studenti tutti uguali e dove gli insegnanti sono quasi obbligati a sottostare ad un meccanismo di omogeneità che soffoca la creatività e non tiene conto delle differenze. E' forse per questo che nel film durante l'esecuizone di quel brano si assiste ad una vera e propria analogia con la dittatura fatta di intolleranza, e condanna di tutto ciò che è diverso.

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In questa intervista ho voluto occuparmi di un caso che mi ha colpito davvero e che credo meriti di essere portato alla vostra conoscenza.  Vi presento Daniele Biancardi.

Ciao Daniele e grazie per aver accettato la nostra intervista, sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla tua storia. Ci racconti come hai fatto a decidere di passare dal tuo lavoro ad occuparti di informatica? 

Ciao Salvo, grazie a te! In effetti a volte me lo chiedo pure io, c’è una foto emblematica, che porto nei talk che faccio in giro per le scuole Italiane: “Il sogno costante di voler cambiare” che mi ritrae in primo piano in tenuta da lavoro, sporco di polvere di ferro e che mostra sullo sfondo la mia inseparabile chitarra e il mio primo personal computer… pagato allora circa 4 milioni di lire. 

Era il 2001 e lavoravo in un’azienda metalmeccanica, quel computer lo avevo preso per mio fratello, andava alle medie e volevo si appassionasse. Ma la curiosità, un po' come una calamita col ferro, mi ha portato a sedermi e a spulciare ogni sezione. Con il sostegno di Alessandra, all’epoca la mia fidanzatina, oggi mia moglie e co-founder della nostra Start Up, decisi di riprendere a studiare e così ha inizio il mio nuovo percorso come lavoratore di giorno e studente la sera per conseguire in tre anni il Diploma in Informatica. Il mio primo riscatto dopo la l’esperienza fallimentare da studente che mi vede bocciato per ben due volte e arreso al lavoro già a 19 anni.

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La centralità dell'infanzia se ne parla spesso. Difficilmente però diventa una priorità, declinata in un'attenzione continua che porta a provvedimenti operativi. L'ultimo caso è rappresentato dalla tragedia  dell'alunno precipitato.

La centralità dell'infanzia, un tema per parolieri

La centralità dell'infanzia, tema che riempie la bocca di politici e formatori. Sul tema chi potrebbe non essere d'accordo? Si parla di persone indifese e significativamente dipendenti dagli adulti. Rappresentano una dimensione spesso dimenticata o che si eclissa, quando si diventa adulti. Questa realtà convive con le contraddizioni, le nevrosi, le paure trasmesse dalla famiglia o delle sue diverse declinazioni postmoderne. Chiedono attenzione e ascolto del loro mondo fatto di colori e stupore verso i piccoli eventi della quotidianità. Sono una domanda aperta alla vita con le sue contraddizioni (dolore e morte) che spesso sono censurate e rimosse.
Gli adulti che costituiscono la società civile dovrebbe prendersi cura dei suoi bambini, parlandone spesso, rimuovendo criticità e prospettando soluzioni.

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“Ogni lavoratore ha diritto a condizioni

di lavoro sane, sicure e dignitose”.

Art. 31 Carta dei diritti fondamentali

dell’Unione Europea

 

Pare un'affermazione ovvia. Ma chiunque lavori oggi nella scuola sa che non lo è. 

Siamo subissati da circolari che ci ricordano obblighi e ci invitano a comportamenti corretti, consoni, preventivi, sicuri.

Ma ci ricordiamo che la prima forma di sicurezza sul luogo di lavoro e la prevenzione riguarda noi docenti e la nostra salute psicofisica?

Da anni si parla di burnout,  altrimenti detto stress da lavoro correlato e dell'urgenza di rilevazione e misure di prevenzione.  Ma ad oggi poco si fa a riguardo.

Eppure la rilevazione dello stress lavoro-correlato è espressamente prevista dall’articolo 28 (primo comma) del D.Lgs. 81/2008, il cosiddetto “Testo unico sulla sicurezza”.

Su questa disposizione non pare esserci nelle scuole quell' attenzione che sarebbe necessaria.

Leggi tutto: Valutazione dei rischi...