Il 30 novembre 1979 veniva pubblicato "the wall", forse il manifesto dei Pink Floyd che rappresenta anche il culmine della loro carriera. A differenza di quanti molti pensano, the wall non è per nulla riferito al muro di Berlino. Forse il riferimento agli anni della seconda guerra mondiale induce a questa riflessione quasi scontata ma il muro descritto nell'opera è ben più particolare e attualeed è dentro ogni indiduo. Un muro fatto di incomprensioni, isolamento, depressioone, solitudine. Un muro che si è ulteriormente irrobustito nella società comsumistica, globalizzata e iperconnessa dove gli esseri umani comunicano senza più l'uso del loro corpo. C'è un altro significato del muro descritto proprio nel brano più conosciuto "another brick in the wall part 2", è il muro fatto di mattoni tutti uguali. Quei mattoni costruiti da una società in cui la scuola viene declinata come catena di montaggio che sforna studenti tutti uguali e dove gli insegnanti sono quasi obbligati a sottostare ad un meccanismo di omogeneità che soffoca la creatività e non tiene conto delle differenze. E' forse per questo che nel film durante l'esecuizone di quel brano si assiste ad una vera e propria analogia con la dittatura fatta di intolleranza, e condanna di tutto ciò che è diverso.
The wall nasce con una forte connotazione autobiografica introspettiva da parte di Roger Waters, voce e basso del gruppo. E forse è anche per questo che esso rappresenta l'inizio della fine del gruppo stesso con il distacco di Waters dal resto della formazione. Una connotazione molto forte cui gli altri componenti in maniera quasi forzata hanno contribuito. Basti ricordare come l'intero film sia composto da scene in cui il protagonista Pink ripercorre la sua vita e le sue paure, dalla morte del padre in guerra a quella per gli insegnanti autoritari e rigidi, dai problemi con la moglie al completo isolamento quindi al muro costruito intorno a sè. Interessanti e particolari le animazioni allegoriche che danno un senso ancora più marcato alla musica, se ce ne fosse ancor abisogno.
I muri ci sono ancora, forse più di prima. Ci sono i muri tra persone, quelli dentro di noi, quelli che ci isolano dal resto e quelli dentro i quali racchiudiamo la parte più nascosta di noi stessi. Ci sono anche i muri fatti di persone tutte uguali, grigi, insignificanti, pieni anche di oggetti della società consumistica, globalizzata e iperconnessa. I muri fatti di numeri, di like, quelli che separano l'apparenza dalla sostanza dell'essere umano, quella apparenza che si ostenta proprio nella società iperconnessa e globalizzata.