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Vi è una forte adesione alla manifestazione nazionale “no regionalizzazione scolastica”, prevista a piazza Montecitorio a Roma il 25 giugno ore 14 . Organizzata dal Comitato spontaneo nazionale cittadino comparto scuola al motto di:

"Sì all’eguaglianza dei bambini e giovani italiani, no alla scuola regionalizzata. L’istruzione è un diritto basilare della nostra Repubblica"

La mobilitazione è stata indetta dai Sindacati: Unicobas, Cobas, And, Anief, Gilda degli insegnanti, Adida. associazioni comitati e gruppi fb: Professione Insegnante, Accademia nazionale Docenti, Donne a scuola,  Civesscuola, Per la Scuola della Repubblica, Illuminitalia ed il Comitato Nazionale contro Mobbing-Bossing scolastico. 

Ha dato comunicazione ufficiale della sua partecipazione l' On. Luigi Gallo,  presidente della VII commissione Cultura.

 

 

LA NOTA INTEGRALE

 

La nostra Costituzione istituisce il sistema statale pubblico con l’obbligo scolastico per garantire ai giovani l'Istruzione che permetta loro di sviluppare in libertà e civiltà la propria personalità superando gli ostacoli sociali ed economici. Si tratta di un diritto di accesso ad un servizio pubblico, pagato con le tasse da tutti i cittadini e come tale deve essere identico in ciascun luogo della nazione.

 

Oggi dobbiamo mobilitarci per contrastare la minaccia di regionalizzare la scuola.

 

E’ indispensabile che queste richieste avanzate dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna siano portate ad una discussione pubblica e parlamentare, siano quindi trattate come materia legislativa e non di mero accordo tra governo e regioni. Sappiamo sempre dall’esperienza che lo stato non riesce a controllare e costringere le Regioni ai livelli essenziali di prestazione (LEP), perché anch'essi sono oggetto di negoziazione con le Regioni che chiedono soldi per soddisfarli.

 

Dobbiamo capire che livello essenziale significa sostenibile economicamente, quindi significa che i LEP saranno un livello di qualità miserevole, molto più bassa di quella che ci viene garantita oggi dalla scuola statale. Inoltre il trattenimento dei fondi sarà solo per le Regioni, ai comuni (nido, materne) non arriverà nulla. Abbiamo visto che la narrazione dell’inefficienza del servizio pubblico statale è servita e serve a manipolare il consenso, mettendo falsamente i cittadini delle diverse regioni uno contro l’altro e serve a giustificare il pagamento delle strutture private in sostituzione di quelle pubbliche, male amministrate di proposito. Abbiamo anche visto che la regionalizzazione ha portato la corruzione politica dentro la sanità, con nomine di incompetenti disposti a soddisfare in modo anche illegale gli interessi privati a danno dei cittadini. Vogliamo che quanto avvenuto con la sanità non avvenga anche con la scuola, vogliamo tenere fuori la corruzione politica dalla scuola: in caso contrario le Regioni potranno nominare i dirigenti scolastici (vi ricordate cosa è successo nei tre anni della chiamata diretta dei docenti?), fare assunzioni per il personale scolastico, costruire, mettere in sicurezza e manutenere gli edifici scolastici e tante altre spese, dividendo di fatto sempre più il Nord ricco dal Sud, per non parlare dei programmi di studio! Il nostro NO alla scuola regionalizzata, è fatto di proposte per migliorare la qualità della scuola ed invertire questa tendenza a trattare in modo approssimato e deleterio questa funzione primaria per il presente ed il futuro del nostro Paese:

 

Le richieste

 

Più risorse per la scuola: raggiungere il 6% del PIL a partire dalla prossima finanziaria, messa in sicurezza degli edifici, riduzione degli alunni per classe, adeguamento degli stipendi alla media europea per il personale scolastico (dirigenti, docenti, non docenti), assunzione in ruolo solo per concorso statale con obbligo di conoscenza lingua e cultura italiana, privilegiare la formazione curriculare sulla progettazione, scuola-lavoro, fuori dall’orario scolastico e solo con retribuzione al discente, controllo della qualità del servizio solo attraverso l'ispettorato ministeriale statale, estensione dell’obbligo scolastico da 16 a 18 anni, incremento dei nidi e scuole materne gratuiti, stabilità pluriennale nell'organizzazione formativa e discipline di esami, mantenimento del valore legale del titolo di studio, formazione dei docenti di qualità solo presso le università statali, con programmi standard certificati e con esame di abilitazione professionale, ultimo ma non meno importante, riportare le competenze della formazione professionale, allo stato. Invitiamo tutti, cittadini e parlamentari, indipendentemente dalle loro appartenenze politiche a mobilitarsi per difendere e migliorare la Scuola della Repubblica, per un eguale servizio e diritto in tutto il Paese.