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Nelle indagini sui Presunti Maltrattamenti a Scuola (PMS) i mass-media riportano spesso le intimidazioni pronunciate dalle maestre contro la piccola utenza troppo vivace.

 

Tra le minacce più impressionanti vi sono frasi come “vi impiccherei”, “vi ammazzerei tutti”, “vi butterei fuori dalla finestra”, “ti appiccicherei al muro” (talvolta pronunciate in dialetto). Pur non sembrando “politicamente corrette”, si tratta di evidenti “frasi al vento”, di sfoghi verbali ovvero di espressioni colorite, come dimostra il fatto incontrovertibile che nulla di tutto ciò è mai accaduto per davvero. Quando tali parole (come capita nei processi per PMS) vengono estrapolate da una videoregistrazione, decontestualizzate, interpretate e drammatizzate, finiscono con l’assumere nelle indagini giudiziarie una gravità assoluta, paradossale e totalmente surreale.

 

Affinché la realtà scolastica venga percepita dai non-addetti-ai-lavori per quello che realmente è, senza per forza volerne malinterpretare atteggiamenti e comportamenti dei suoi insegnanti-professionisti, invitiamo ciascun insegnante della Scuola dell’infanzia e della Primaria a scrivere le proprie “frasi a rischio”, rivolte ai bambini durante l’esercizio della professione, possibilmente accompagnate dalla descrizione dello stato d’animo con cui sono state pronunciate (scherzoso, ansioso, arrabbiato, preoccupato, minaccioso, punitivo, complice, di rimprovero o richiamo etc).

 

Questa indagine, che prende spunto da numerose testimonianze (di seguito ne riportiamo una esemplificativa a opera di una maestra lungimirante), si propone la duplice finalità di:

 

far comprendere all’opinione pubblica e all’Autorità Giudiziaria che talune frasi, in apparenza minacciose o intimidatorie, sono in realtà semplici modi di rivolgersi ai bambini che vanno necessariamente contestualizzati per evitare pericolosi fraintendimenti;

rammentare ai docenti che ogni loro “sbavatura” nel rapportarsi coi bambini, ancorché compiuta a fin di bene, può essere travisata proprio di metodi d’indagine basate su videoregistrazioni le cui immagini vengono decontestualizzate, selezionate, estrapolate, interpretate e trascritte da non-addetti-ai-lavori.

Testimonianza della maestra Maria

 

Amo il mio lavoro, amo i bambini e credo di poterlo scrivere pubblicamente senza timore di essere contraddetta. Penso, però, a tutte le volte che ho baciato e abbracciato i miei alunni, a tutte le volte in cui ho simulato una sculacciata oppure ho esclamato sorridendo “Adesso vi lancio dalla finestra” e penso alle carezze o a quando faccio finta di picchiare il libro sulla testolina di qualcuno di loro, per ridere insieme su qualche birichinata. E poi penso a una moltitudine di altri atteggiamenti fatti del mio vivere la scuola, con passione e intensità…

 

Ma, mi chiedo, quanto varrebbe questa mia testimonianza se una fredda telecamera mi inquadrasse da un angolo nascosto e, non vedesse il mio sorriso o le mie buffe smorfie mentre lavoro, oppure se qualche filmato, montato ad arte, raccogliesse solo pezzetti delle intere mattinate trascorse insieme ai bambini.

 

Potrei essere scambiata per una maestra pedofila o violenta? Ahimè, credo proprio di sì. O meglio: potrei essere tutto, ma proprio tutto ciò che un giudice o un qualsiasi giornalista “creativo” a caccia del titolone, volessero farmi diventare. Ore e ore di registrazione potrebbero trasformarmi nel “mostro” da dare in pasto all’opinione pubblica.

 

E Dio solo sa, invece, quanto metta al primo posto il benessere psicologico dei bambini e la loro serenità che, per me, è molto più importante di tanta didattica. Ma quale telegiornale ascolterebbe e mostrerebbe mai il pensiero di una maestra?

 

Come partecipare e far partecipare i colleghi all’indagine:

 

Scrivi quelle che ritieni essere le tue “frasi a rischio” con i relativi stati d’animo mentre le pronunci (es. “Vi faccio tutti neri se non la smettete di urlare” – arrabbiato) e poi postale sulla pagina Facebook  https://www.facebook.com/vittoriolodolo  (al relativo post recante l’indagine) oppure inviale all’indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (anonimato garantito)

 

Non ti dimenticare di divulgare, diffondere e CONDIVIDERE con i tuoi colleghi questa iniziativa.