Dalla Dad agli esami di Stato passando per un modo di “non risolvere” i veri problemi della scuola, ce n’è per tutti affinché lo Stato scarichi sull’autonomia scolastica le rogne e si prenda meriti di riforme inesistenti.


Iniziamo dagli esami di Stato light: il ministro vorrebbe lasciarli così definitivamente ovvero senza prove scritte e con un maxi orale finale. Inutile dover spiegare l’importanza di una prova di italiano e soprattutto di una seconda prova di indirizzo. Già sono lontani i ricordi della terza prova scritta che si presume mai ritornerà tra i banchi della maturità.

La DaD: una soluzione nata in questo periodo buio, rischia di diventare una soluzione tampone ogni volta che la scuola diventa inagibile, ha troppi alunni o ci sono problemi di organizzazione. Si arriva addirittura all’assurdo di parlare di “socialità mancata” per via della Dad e poi menzionarla laddove ci sono problemi organizzativi come nel caso delle classi pollaio.

Infine la gran mole di burocrazia insostenibile. I Dirigenti Scolastici non ce la fanno più, in media vengono emanate circa 500 circolari l’anno con tanto di norme da seguire che cambiano ogni giorno in base all’umore del politico di turno. Si va dall’educazione civica nata male e finita peggio, alla scuola estiva che estiva non è, dall’esigenza di dover trovare la quadra tra le assenze on line e il limite massimo “imposto per legge” ma poi smentito nelle faq, ai bandi STEM emanati adesso, in scadenza il 15 giugno, proprio a ridosso delle operazioni di fine anno.

Sarebbe finalmente il caso che docenti e dirigenti rigettassero ogni tentativo di rendere strutturali quelle scelte nate dalle sole esigenze di sicurezza Covid.

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