Nelle ultime ore si susseguono le varie notizie sulla riapertura delle scuole che in alcune regioni è avvenuta addirittura oggi.


Mentre secondo i dati sui positivi di oggi più di un tampone su 4 effettuati è risultato positivo (in Emilia Romagna addirittura un tampone su 2 era positivo), gli amministratori locali prendono le distanze dalle decisioni del Governo centrale dovendo gestire una situazione non facile soprattutto alla luce dei dati che provengono dagli ospedali. Napoli e Palermo, infatti sono già in allarme e da qui si capisce la preoccupazione del governatore della Campania.

In Campania De Luca mette in DaD primaria e secondaria di primo grado sino a fine mese

Come aveva preannunciato già nei giorni scorsi il governatore della Campania ha preso una decisione netta lasciando in presenza solo gli studenti della secondaria superiore, quelli, cioè, che hanno una alta percentuale di vaccinati. La decisione non è passata inosservata e pare che il presidente del Consiglio Draghi voglia impugnarla.

In Lombardia la situazione è critica, con quasi mezzo milione di positivi, essa è la regione con maggior percentuale di studenti e docenti positivi. I presidi lombardi sono preoccupati. “sarà come la battaglia delle termopili” sono le parole di un dirigente scolastico lombardo.

In Sicilia dopo la scena di ben 9 ambulanze in fila al Cervello di Palermo la situazione è tragica. Mancano persino i tamponi molecolari. 42 comuni sono dichiarati zona arancione o rossa e tra essi capoluoghi come Enna, Siracusa e grossi centri come Gela Piazza Armerina. I sindaci di questi comuni sono stati autorizzati ad istituire la DaD per tutti gli ordini di scuola.
Anche la città di Messina non pare sia ben messa e si ipotizza zona rossa e chiusura delle scuole in presenza.

Claudio Fava fa appello al governatore Musumeci per la chiusura delle scuole in presenza: “Rimandare la riapertura delle scuole in Sicilia non è la soluzione ideale ma in questo momento è certamente la meno rischiosa“.

In Toscana il governatore Giani è sempre più scettico: “tenere chiuse le scuole una settimana in più, elementari e scuola primaria, poteva essere ragionevole. Se i presidi, che hanno la visione del quadro sul territorio, si esprimono per il rinvio, hanno i loro motivi per farlo. Ma adesso – aggiunge – dobbiamo essere squadra e sostenere la posizione del governo”.

In Calabria diversi sindaci hanno deciso di non far aprire le scuole in presenza. “non ci sono le condizioni per garantire una adeguata tracciatura e un monitoraggio adeguato” sostengono.

In Veneto Zaia si mostra preoccupato sulla capacità di garantire sicurezza: “Per la riapertura in presenza avevamo chiesto il parere del Cts, ma non abbiamo avuto risposta”. Intanto occorre sottolineare che ormai il CTS non rappresenta più il centro decisionale assorbito totalmente dalla presidenza del consiglio. L’ultima riunione del CTS risale al vecchio anno: il 29 dicembre.

Il Ministro Bianchi oggi in una intervista a margine in Emilia ha ribadito che non intende ascoltare l’appello dei presidi che in quasi 3000 hanno firmato un documento manifestando le proprie preoccupazioni.

La nostra petizione continua a raccogliere il parere favorevole, adesso ha appena superato le 8000 firme in meno di 24 ore e si avvia a superare le 10mila firme. Un chiaro segnale che gli insegnanti sono totalmente contrari al rientro in presenza. Occorrono almeno 2 settimane di rinvio al fine di organizzare bene tutto ciò che occorre per fronteggiare questo periodo difficile. Eccovi il link per firmare la petizione e diffonderla.

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