Sempre attuale la frase di Raffaele Morelli, psichiatra ed esperto di psicosomatica che critica sempre più le ingerenze dei genitori nelle ordinarie attività scolastiche. Fa piacere che a dirlo non sia un insegnante qualunque, ma una persona che non si occupa abitualmente di scuola.


Del resto noi tutti insegnanti, dirigenti e personale della scuola sappiamo che danni abbia fatto l’autonomia della scuola e il tentativo di auto governo con le ingerenze delle famiglie dentro l’istituzione scolastica a partire dal consiglio di istituto fino al consiglio di classe.

In genere accade di tutto. Se chiami la componente dei genitori per coinvolgerla in qualcosa di grande nell’istituto come decisioni importanti, accade che si assentino e non diano alcun contributo. Diversamente se c’è qualcosa che possa danneggiare la scuola, allora arrivano i “sindacalisti degli studenti” che non perdono occasione per puntare il dito sull’istituzione che per nulla contribuiscono a far crescere.

E così gli argomenti di spessore diventano le scelte sulle gite scolastiche da fare obbligatoriamente anche in periodo di covid, le assenze strategiche dei propri figli da giustificare per evitare di perdere l’anno, i bassi voti di qualche docente zelante che non descrivono una classe svogliata e indisciplinata bensì un “insegnante che non è al passo coi tempi e ritiene di insegnare alla vecchia maniera”.

Interessanti sono quei casi in cui si costruiscono le apparenti condotte vessatorie sui “poveri studenti” perseguitati e addirittura sgridati solo per “aver imbrattato di feci il bagno della scuola”, cosa che pare siano abituati a fare tutti i giorni a casa. Ecco, allora, che partono denunce, prese di posizione, ricorsi di ogni genere.

E’ il caso di dirlo: non ci sono più i genitori di una volta, quelli che se portavi una insufficienza o una lamentela, loro rincaravano la dose fatta da sanzioni.

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