L’Italia è il Paese dei primati, positivi o negativi che siano. Un primato che ci rende orgogliosi è l’aver fatto da apripista nel contesto dell’insegnamento del sostegno. Fu colei che poi divenne ministra dell’istruzione Falcucci ad istituire qualcosa che poi ci è stata copiata all’estero: mai più classi speciali ma integrazione.


Ed è in nome dell’integrazione che in Italia ci sono oltre 186mila cattedre sul sostegno. Praticamente una su 5. Un esercito di insegnanti specializzati, o almeno così dovrebbero essere.

Analizzando ciò che accade ormai da oltre 20 anni, è possibile vedere tanti problemi mai risolti nonostante l’avvicendarsi di tanti ministri. Problemi a cui ci sarebbe una soluzione anche a costo zero ma che evidentemente non si riescono a risolvere.

Partiamo dalla situazione dell’anno scolastico appena iniziato. Su 186.000 cattedre solo 80.000 sono di ruolo, pari a circa il 45% e già qui si nota una prima stortura. Come mai l’incarico in ruolo sul sostegno è soggetto ad un vincolo di 5 anni per tutelare, giustamente, l’alunno e poi più di un docente su due viene nominato annualmente? Dove viene garantita la continuità didattica quando i docenti vengono assunti il 1 settembre (se tutto va bene) e licenziati il 30 giugno? Quest’anno il grande sforzo delle assunzioni in ruolo ha portato a non più di 14.000 docenti assunti su sostegno, il 12% delle cattedre vacanti.

C’è poi il meccanismo perverso legato alla mobilità. Migliaia di posti sul sostegno vengono attribuiti a docenti che chiedono la mobilità in assegnazione provvisoria, quindi l’utilizzo sul sostegno, anche senza titolo di specializzazione. Anche in questo caso l’alunno debole non ha la garanzia di un docente unico per tutto il percorso di studi, il vincolo viene di fatto ignorato.

In ogni caso si riescono ac occupare solo una piccola parte degli oltre 120mila posti vacanti sul sostegno. Successivamente si procede con l’individuazione di docenti non di ruolo che abbiano il titolo. E qui succede qualcosa di strano: sono pochi, pochissimi per tanti motivi, al punto tale che più di metà dei 120mila posti rimangono ancora vacanti.

Infine, estrema ratio, si propone un incarico sul sostegno a docenti che non sono per nulla specializzati sul sostegno, docenti che non hanno avuto incarico sulla propria materia ma che hanno dato disponibilità. Neanche in questo caso si riesce a chiudere l’organico, molti docenti rinunciano non sentendosi in grado di occuparsi di sostegno, si procede con le MAD.

C’è un altro capitolo che va aggiunto e riguarda i posti in deroga. Cosa sono? Sono cattedre che non sono presenti nei calcoli che di solito si fanno quando si costruiscono gli organici a giugno e che vengono fuori stranamente da segnalazioni delle varie scuole in base a nuovi iscritti o che stranamente non sono state prese in considerazione in tempo utile. Non sono poche, si tratta di qualche decina di migliaia di cattedre. La segnalazione va avanti spesso anche sino a Natale. E così gli uffici scolastici territoriali continuamente devono emettere convocazioni o in loro assenza, saranno le singole istituzioni a nominare. Si, avete letto bene, si arriva a nominare su una cattedra vacante anche a ridosso di Natale.

Ci si chiede perchè spuntino così tanti posti in deroga e sempre in numero crescente spesso sugli stessi studenti. Accade spesso che una scuola abbia 4-5 docenti di sostegno sempre su posti in deroga per decine di anni. Quei posti sono più che stabilizzati, altro che deroga.

Ma come è possibile che un incarico così delicato sia trattato in modo così assurdo? Come possiamo dare spiegazione al fatto che ormai metà dei docenti precari per lavorare deve poter aspirare solo ad un incarico sul sostegno pur non avendone titolo? Ed inoltre: se il fenomeno non è nuovo, come mai non si corre ai ripari?

Una prima soluzione a costo zero per lo Stato sarebbe quella di aumentare i posti a disposizione per la specializzazione. Spesso accedere alle selezioni è praticamente impossibile per via dei pochi posti che si rendono disponibili.

Un’altra soluzione dovrebbe poter essere dedicata alla continuità didattica. Si dovrebbe poter sdoganare l’incarico annuale in luogo di un incarico almeno triennale che porti il docente a fare un lavoro più efficace sull’alunno di cui si occupa.

Infine i concorsi: i docenti specializzati sul sostegno, venuti fuori da test ultra selettivi e corsi di grande specializzazione sono costretti ad una ulteriore selezione che spesso lascia fuori una grossa fetta di loro. Di fatto se solo 14.000 docenti sono stati assunti sul sostegno è anche per colpa di concorsi troppo selettivi. I posti rimasti vacanti così non solo non verranno occupati da docenti di ruolo ma rischiano di essere occupati da docenti che non hanno alcun titolo, assunti con MAD perchè sul territorio non si trova altro. Quindi ulteriore danno per l’alunno.

C’è anche da dire che insegnare sul sostegno è faticoso e difficile s Leo si vuol fare bene. Una volta esaurito il vincolo quinquennale i docenti di ruolo sul sostegno puntano al passaggio sul posto comune liberando cattedre sul sostegno, quindi alimentando ancora di più il fenomeno dei posti vacanti. Si calcola che dai 6000 agli 8000 docenti ogni anno ottengano il passaggio in mobilità professionale e passino sul posto comune. Il che non è ovviamente un reato, ma un diritto del docente che però alimenta sempre più il problema dei docenti specializzati a sufficienza sul sostegno.

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