Il quadro dell’istituto superiore della sanità è chiaro: oltre il 30% dei contagi arrivano dalla fascia 0-19 anni, quelli che frequentano la scuola. La settimana precedente erano il 24%. Ci sono anche dati più precisi per fascia che fotografano una realtà particolare.


Nell’ultima settimana il 18% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni, il 44% nella fascia d’età 5-11 anni, il 38% nella fascia 12-19 anni. Rallenta la crescita del tasso di incidenza nella fascia 12-15 anni mentre nella fascia 16-19 è in diminuzione da due settimane. E’ proprio la fascia di età che frequenta la primaria quella più a rischio e con maggior numero di contagiati. Il motivo evidentemente è semplice: si tratta della fascia della popolazione meno vaccinata quindi più a rischio.

Questo è un dato che il ministro rifiuta di prendere in considerazione, lui “ha i suoi numeri” che raccontano altro. Il Ministro racconta solo le conseguenze ovvero quante classi sono in DaD. E’ chiaro che per correre ai ripari e diminuire la DaD aumenterà il numero di casi limite che la faccia scattare.

In tutte le regioni si raccontano situazioni raccapriccianti e sempre per bocca dei dirigenti che hanno il polso della situazione più di ogni altra figura. La cosa veramente strana è il fatto che i dirigenti scolastici comunicano al ministero i dati che al ministro Bianchi consentono di raccontare le cose in modo completamente diverso. Oltre mezzo milione di studenti positivi in una sola settimana dicono molto, tanto. Se si considerano anche quelli che sono entrati in contatto i numeri salgono vertiginosamente.

“Ogni classe ha almeno un alunno positivo” dicono i dirigenti della regione Lazio. Dato che per l’ennesima volta passa inosservato.

E quindi, mentre ovunque ci viene detto che i contagi cominciano a calare, a scuola questi salgono per via di una scelta scriteriata come quella di aprire in presenza a tutti i costi. Ma di aperto c’è solo l’edificio scolastico, gli studenti in gran parte sono on line.

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