E’ tutt’ora in discussione la soluzione da adottare laddove ci sono insegnanti con patologie a rischio, di quelle, per intenderci, che in caso di infezione da Covid-19 farebbero correre seri rischi per la salute. Sappiamo da mesi che i soggetti più a rischio sono quelli con patologia che presentano una situazione da immunodepressi e in ogni caso da soggetti deboli nel fronteggiare l’eventuale infezione. Il corpo dei docenti, tra l’altro, è composto per un quarto da docenti la cui età supera i 60 anni. Un docente su 4 ha oltre 60 anni e quindi rientra in un contesto molto delicato.


Come si configura la tutela della salute del docente che deve fronteggiare un ambiente come quello scolastico che non è per nulla sereno? Durante il periodo degli esami di Stato il Ministero dell’istruzione ha emanato delle linee secondo le quali occorre nominare il medico del lavoro preposto il quale valuta caso per caso e stabilisce una diagnosi secondo la quale consiglia o meno l’attività lavorativa ordinaria.

Ci si aspetta un esercito di docenti i quali di fronte ad un responso prudente da parte del medico competente deciderà di avvalersi di ulteriori misure di sicurezza. Ma quali saranno tali misure? Il Governo non sembra ancora aver deciso. I docenti fragili potrebbero essere utili in attività di didattica a distanza a supporto di quella in presenza. Certo è che in mancanza di linee precise il problema dei docenti fragili si sovrappone ad una serie di altri problemi che complicano ulteriormente la situazione.

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