Potremmo dire che era tutto annunciato. Alla notizia data in pompa magna dalla Ministra sugli 85.000 posti a ruolo, io avevo ipotizzato che almeno 50.000 sarebbero rimasti vacanti. Ebbene, si è “riusciti” a fare peggio. Solo una cattedra su 4 riesce ad essere occupata. E ciò non per una banale supplenza ma per un incarico di ruolo, quello che per anni molti docenti sognano magari facendo tanto precariato. Ma come è possibile che accada qualcosa di così assurdo in un paese dove ci sono tanti precari?


Per avere una risposta occorrerebbe tornare indietro di 5 anni, ai tempi della legge 107. Quando questa veniva discussa, la domanda per essere immessi su tutte le province d’Italia fu il tentativo di riempire sacche di posti vacanti in molte regioni d’italia come Lombardia e Veneto. Allora nonostante tutti gli sforzi restarono vacanti ben 16.000 cattedre. I posti in effetti c’erano ma erano su aree geografiche dove mancavano i docenti e per discipline per cui mancavano docenti abilitati. Questo “corredo” di posti vacanti si è via via ingrossato sempre di più per tutta una serie di motivi, vediamo quali

  • Il primo motivo riguarda l’assenza di un programma organico sui concorsi. I vari governi che si sono succeduti hanno avuto una durata talmente breve che un ministro apriva un anno scolastico e l’altro lo chiudeva. I concorsi banditi dopo anni erano già su contingenti vecchi perchè stravolti dalla mobilità
  • Il secondo motivo riguarda le deroghe sui vincoli triennali o quinquennali. Volendo sorvolare sulla loro legittimità, essi introducono un elemento di distorsione nel calcolo dei contingenti. Accade quindi che a gennaio il governo individua 100 cattedre disponibili per matematica a Milano ma a giugno nel frattempo ci sono altri 500 docenti che ottengono la mobilità. Quindi i posti a concorso non bastano a colmare le vacanze.
  • Il terzo motivo riguarda la differente distribuzione di docenti disponibili a determinati insegnamenti. basta guardare l’età media dei docenti che vengono immessi in ruolo. Mentre in Sicilia si immette in ruolo gente che l’anno dopo va in pensione, al nord si immette in ruolo solo da concorso ed esaurendo tutte le graduatorie.

Come risolvere il problema? Sicuramente individuando contingenti più ampi o legandoli esclusivamente ad un arco temporale, ad esempio un triennio. Potrebbe essere opportuno fare concorsi senza stabilire a priori il numero di posti potendo così scorrere le graduatorie di merito per tutti i docenti che lo hanno superato per tutto l’arco di tempo di vigenza del concorso. I concorsi andrebbero banditi a cadenza biennale o al massimo triennale. Si dovrebbero bandire anche corsi abilitanti che rappresenterebbero titolo di accesso ai concorsi ma senza considerare contingenti striminziti e super selezioni. Non ha senso istituire un TFA per 50 posti quando nel territorio servono 300 docenti abilitati.

Non si capisce, infatti, che nonostante ci sia sempre “sete” di insegnanti, i percorsi di reclutamento siano tempestati da numeri ridicoli per i contingenti sballati. Mentre al nord sono calcolati al minimo, al sud abbondano. Mentre al nord le cattedre vacanti aumentano, al sud si riducono per effetto della mobilità spesso affidata a deroghe per accontentare tutti tranne la scuola.

Il capitolo “sostegno”, è la “perla” di tutto il contesto del reclutamento. Chiunque abbia affrontato un percorso di specializzazione TFA sostegno sa quale sia il percorso selettivo che vi sta dietro per un numero molto ridotto di posti di specializzazione. Non si capisce, infatti, come mai a fronte di circa 8000 docenti che annualmente chiedono e ottengono mobilità annuale da sostegno a posto comune, non ci sia almeno un adeguato rimpiazzamento degli stessi con un congruo numero di posti per specializzati. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: se prima restavano vacanti le cattedre sostegno ad incarico annuale – i posti in deroga – adesso restano vacanti quasi tutti i posti sul sostegno in ruolo per un motivo semplice: non sono stati fatti concorsi per un numero congruo di posti.

E così si è passati da 16.000 cattedre vacanti nel 2016 a 27mila nel 2017, a 32.000 nel 2018, 52.000 nel 2019 ed infine 63.000 nel 2020. Ci sono tutti i presupposti per dire che il prossimo anno ci saranno 75.000 cattedre vacanti non date a ruolo. Ma la cosa più interessante è la seguente: nessuno degli ultimi 5 ministri che si sono succeduti ultimamente si è sottratto alla bella notizia da sbandierare su quanti posti “crea” il suo ministero. Sappiamo benissimo che si tratta di posti che sono vacanti da anni. Ormai si riesce ad immettere in ruolo il semplice turn over: 20-25.000 cattedre.

A questo punto sorge una domanda: la supplente è stata veramente abolita? Io qualche dubbio ce l’avrei

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