Il niveo DPCM appena enunciato da Conte non parla per niente dei docenti fragili. Sembra che se ne siano del tutto dimenticati. Se è vero che le scuole devono ancora essere aperte, se è vero che il problema dei trasporti fa si che gli studenti soprattutto negli istituti di istruzione secondaria rischiano maggiori contagi, è anche vero che i docenti fragili, quelli con patologie a autoimmuni, continuano a rischiare più degli altri. Per essi non è stato menzionato lavoro agile, non sono state menzionate tutele. Eppure gli insegnanti fragili sono tra i lavoratori più esposti che ogni giorno si trovano anche davanti a 30 di quegli studenti che pur entrando scaglionati possono mettere a dura prova la sicurezza della scuola.


Se ci si è resi conto del fatto che i trasporti siano un nodo cruciale per il rischio pandemico, come è possibile che non ci si renda conto della tutela di quei docenti che proprio con quegli studenti devono avere a che fare? Non era forse più facile, in tema di flessibilità, applicarla anche ai docenti fragili specificando che essi potevano ad esempio essere utilizzati in forme di didattica mista, loro a distanza e gli altri in presenza?

Attendiamo qualche presa di posizione da parte della ministra Azzolina ma siamo certi che nulla arriverà, ritenendo essa risolto il problema una volta affidato ai medici competenti che ne dichiarano facilmente l’inidoneità. Ma il docente fragile non è inidoneo, semmai è inidoneo l’ambiente di lavoro per lui, quindi perchè continuare a giocare sulla pelle dei più deboli?

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