Chi comanda nella scuola pubblica? Lo sappiamo, comandano le fondazioni finanziate da grossi gruppi industriali che dettano legge su come si deve fare scuola. Fondazioni che non entrano mai nelle scuole, leggono i risultati disastrosi delle Invalsi e dettano ricette per “formare” i docenti e non gli studenti.


E’ di questi giorni l’idea del Ministro Bianchi che prende alla lettera ciò che Fondazione Agnelli e Treellle vanno dicendo da anni: formare i docenti e fermare il dispositivo di progressione di carriera basato sugli anni di servizio.

Secondo i dati UE i docenti italiani sono tra i meno pagati ad inizio carriera e lo sono ancora meno a fine carriera. In Paesi come Germania un insegnante a fine carriera ha uno stipendio lordo annuo quasi doppio rispetto al primo anno di servizio. Così non è nella scuola italiana dove raramente si riesce a superare i duemila euro netti mensili, a fronde ti 1450 euro netti mensili ad inizio carriere.

Di fatto 35 anni di servizio valgono poco più di 500 euro netti mensili. Già così è una difformità rispetto al resto del mondo per una professione dove l’esperienza conta molto.

Ciò che si propone in questi giorni è qualcosa di allucinante: via le progressioni di carriera legate all’anzianità di servizio. Si procederà solo in base alla formazione del docente. Più il docente sarà formato più potrà guadagnare.

Ora, se da un punto di vista di principio questa cosa può sembrare logica, sul piano procedurale immaginiamo già cosa accadrà. Già al momento è una gran corsa all’accaparramento di titoli, master, corsi di specializzazione di dubbia validità erogati da enti che mercificano tutto in cambio di “punti”. Punti che servono per avere più possibilità per mobilità, graduatorie interne, accesso al reclutamento ecc… Titoli che non aggiungono nulla a ciò che il docente già sa. La nuova indicazione sarebbe, quindi, una manna per gli enti di formazione che formazione non fanno, quelli che vendono titoli e basta. I docenti saranno costretti a formarsi non invitati a farlo, spenderanno più di quanto potranno incassare con gli aumenti di stipendio e gli scatti di anzianità legati alla formazione.

Caro Ministro, la formazione si propone, non si impone e la si deve proporre come formazione di qualità. Occorre che essa venga erogata dallo Stato e non dai privati, se essa stessa dovrà certificare uno status di insegnante tale da meritare un aumento di stipendio. Ma lo scatto stipendiale non si tocca, semmai la formazione deve poter aggiungere qualcosa, non sostituire ciò che l’anzianità di servizio riconosce.

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