E’ ciò che il Ministro ha detto al forum del giornale La Stampa di Torino. Dopo essersi auto elogiato per le immissioni in ruolo (solo metà delle 112mila cattedre sono state date a ruolo) e per l’avvio dell’anno scolastico in “regola” e con “gli organici al completo”, il Ministro parla di aumento degli stipendi, la patata bollente accantonata dai suoi predecessori per ben 3 anni.


Ricordiamo che l’ultimo aumento risale alla vigilia delle elezioni politiche del 2018, quando fuori tempo massimo i sindacati firmarono per un contentino: circa 70 euro lordi al mese per un contratto che non appena rinnovato era già scaduto. Esso, infatti, scadeva il 31 dicembre 2018.
Da allora si sono succeduti ben 4 ministri, ma nessuno ha preso in considerazione l’aumento dello stipendio, tuttavia tutti hanno detto la frase fatidica: gli insegnanti meritano di più. Qualcuno addirittura ha detto che meritano il doppio dello stipendio.

Agli insegnanti interessa poco sapere quanto meritino, sicuramente interessa di più conoscere la realtà.

C’è da ricordare che a marzo ci saranno le nuove elezioni RSU e i sindacati sicuramente giocheranno la carta dell’aumento stipendiale come vessillo per raccogliere consensi. E anche in questo caso due saranno le strategie: incassare un aumento e vantarsene, o giocare duro e dire che le proposte sono irricevibili.

Sarà sicuramente una lunga trattativa a colpi di centesimi di euro come avvenne nel 2018 quando l’allora PD riuscì a portare in campagna elettorale l’aver aumentato gli stipendi a tutti i dipendenti della PA.

Ecco, le elezioni amministrative si avvicinano, le elezioni RSU anche, è arrivato il tempo di far finta di litigare seriamente, vedremo quanti daranno “valore” e “dignità” agli insegnanti oltre che a parole. Io non mi fido, voi?

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